Italia in comune: «La Calabria pedina sacrificabile della Nazione»

Regione Calabria
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“La Calabria merita rispetto e considerazione. Partiamo subito da quest’affermazione per chiarire quanto sia profondo il nostro disappunto circa la decisione comunicata ieri, nel corso della conferenza stampa del Presidente del Consiglio Conte, di istituire nella nostra regione la zona rossa”. È quanto ha dichiarato il presidente di Italia in comune Calabria, Pietro Francesco Spadafora e il coordinatore regionale Serafino Tangari

“Zona rossa, che lo ricordiamo, – proseguono da Italia in comune Calabria – non è stata istituita per l’elevato numero di contagi e ospedalizzazioni causate dalla pandemia di COVID19 quanto per una fragilità esagerata ed esasperata del Servizio Sanitario Regionale. Per la Calabria i cadeau governativi non finiscono qui“.

“È notizia di pochi giorni fa – dichiarano ancora Spadafora e Tangari – il rinnovo per ulteriori tre anni del ‘Decreto Calabria’ con Cotticelli ancora in carica, che originariamente fu presentato in quel di Reggio Calabria e nelle intenzioni avrebbe dovuto restituire dignità ed assicurare finalmente ai calabresi dei servizi di assistenza sanitaria degni di un paese civile”.

“Nulla di tutto ciò è accaduto, – proseguono – così come nulla è cambiato dal momento in cui l’allora Governatore Scopelliti (colui che diede vita al Modello Reggio per intenderci) decise di consegnare la sanità regionale in mano ad un Commissario di nomina governativa che di fatto esautorava le Istituzioni locali dalla gestione sanitaria. Nel corso di questi 10 anni, chiunque abbia occupato i ruoli istituzionali che contano non ha mai mosso un dito contro l’evidente e sostanziale collasso della nostra sanità certificata dai report nazionali sul mancato raggiungimento degli standard minimi di assistenza e garanzia della salute pubblica”.

“Abbiamo assistito – dichiarano presidente e coordinatore regionale di Italia in comune Calabria – a decine di nomine e dimissioni, abbiamo assistito a becere lotte politiche e sperperi immani di risorse pubbliche sulla pelle dei calabresi che sono stati costretti a diventare ‘migranti sanitari’”.

“Chi ieri accusava – si legge ancora nella nota – di incapacità oggi, invece, governa e accampa scuse  e scrive lettere affermando le stesse cose che prima contestava al suo predecessore. Non amiamo nasconderci e vorremmo ricordare che non esiste solo il Covid19, non esiste solo la pandemia. Esiste il diritto alla salute, e va preservato e garantito e oggi questa chiusura non può che sancire l’ennesimo fallimento figlio di molti padri”.

“Del Governo, – prosegue Italia in comune Calabria – che non è stato capace di esprimere nulla di positivo in tal senso, lanciandosi in una gestione ‘schizofrenica’ dell’emergenza pandemica e della sanità calabrese. Della Giunta Santelli, che per la prima volta in oltre 10 (dieci) anni di commissariamento ha ricevuto diversi milioni di Euro di fondi da utilizzare per il rafforzamento delle nostra sanità falcidiata e indebolita da incomprensibili tagli orizzontali di personale e strutture e che non sono mai stati spesi, preferendo utilizzare i mesi trascorsi nelle nomine di autisti, giornalisti e ‘tecnici’ vari al posto di medici e infermieri”.

“Delle Asp, – ammoniscono – che in un imbarazzante e meschino tentativo di nascondere le reali situazioni in cui versano le terapie intensive regionali “cancellano” i pazienti ricoverati alla stregua di un bambino che si lecca il dito per non far vedere alla mamma di essere sporco di marmellata”.

“Questo è il fallimento anche di Giuseppe Conte, Giulia Grillo prima e Roberto Speranza poi – dichiarano -, sordi e ciechi agli allarmi lanciati tanto da quotidiani nazionali come il Sole 24ore che da istituzioni, partiti politici, associazioni e semplici cittadini sulle pessime condizioni in cui la nostra amata Regione versava e tutt’ora versa”.

“I calabresi non vogliono i ‘ristori’ – affermano Tangani e Spadafora – vogliono pari opportunità, vogliono quindi infrastrutture e lavoro, vogliono curarsi dignitosamente in ospedali che funzionano e con medici e infermieri non piegati e devastati da turni di lavoro massacranti ed in numero esiguo e ampiamente sottodimensionato. Il tessuto economico, inoltre, subirà dopo pochi mesi l’ennesimo colpo e questa volta restare in piedi sarà ben più complicato”.

“Le preoccupazioni – continuano – sono forti e assolutamente giustificate oltre che legittime. Con questo provvedimento il Governo sappia che da oggi è da intendersi come unico responsabile di ciò che accadrà nella nostra terra. Perché al di là di della legittima autonomia regionale lo stato centrale ha il dovere di mantenere sempre alto il controllo e la verifica di quanto accade in periferia”.

“Dunque – concludono da Italia in comune Calabria – non possiamo accettare che quanto deciso, il popolo calabrese se lo sia meritato, perché finora abbiamo subito qualcosa di ancor più ingiusto e inaccettabile, ovvero l’abbandono istituzionale. Il Governo sappia che nel suo ponziopilatesco atteggiamento foraggia la cultura del sospetto. Il sospetto di essere la pedina sacrificabile perché ‘dimenticata e irrecuperabile’ della Nazione.