Continua a far parlare di sé il giornalista e mass-mediologo Klaus Davi. Da quando si è trasferito in Calabria, ha dichiarato una sorta di braccio di ferro contro esponenti, o presunti tali, dalla mafia calabrese.
L’attività politica e le iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica per temi legati a problematiche locali e non, lo stanno vedendo sempre più spesso nei tribunali calabresi per querele e richieste di risarcimento civile.
Negli ultimi quattro anni, la lista delle querele è molto lunga.
Gli ultimi sono Demetrio Lo Giudice e Angelo Tutino. Il primo è indicato dalla DDA di Reggio Calabria come esponente vicino ai Tegano. Il secondo è invece il nipote di Peppino Pesce, di Rosarno (RC).
Lo Giudice si è sentito vilipeso per via di alcune inchieste fatte da Davi circa le presunte infiltrazioni mafiose nella sua società di pulizie che fornisce i servizi a Trenitalia.
Tutino invece ha presentato presso Procura di Palmi la querela per diffamazione in quanto gli articoli di Davi offendono ‘la sua onorabilità’. In passato è stato indagato e rinviato a giudizio per truffe contro lo Stato e l’Unione Europea.
Il giornalista è assistito dall’avvocato del Foro di Vibo Valentia Francesco De Luca.
Alcune denunce sono state presentate in sede penale altre come risarcimento civile per un totale di 150 mila euro, escluse le spese legali.
I Tribunali hanno archiviato alcune querele, invece per altri procedimenti c’è stata una proroga dopo l’opposizione alla richiesta di archiviazione.
“Sarebbe interessante capire questa massiccia sterzata verso la legalità dei brand della ‘ndrangheta. La trovo inquietante. Però bisogna ammettere che, paradossalmente, queste querele mettono in luce il lavoro dei giornalisti, a differenza di uno Stato sonnacchioso e spesso assente, particolarmente in Calabria…”, ha commentato Klaus Davi.
Annamaria Gnisci