La Cassazione: se il cane abbaia di notte i vicini vanno risarciti

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Se il cane abbaia di notte i vicini vanno risarciti. La decisione della Cassazione

La Corte Suprema ha confermato la sentenza della corte d’Appello di Caltanissetta ribadendo un principio già evidenziato in altre circostanze: se un cane impedisce ai vicini di riposare nelle ore notturne i proprietari sono costretti a pagare un risarcimento alle vittime. La Cassazione ha infatti confermato la sentenza della corte d’Appello di Caltanissetta: se un cane impedisce ai vicini di riposare nelle ore notturne i proprietari sono costretti a pagare un risarcimento alle vittime.

Il caso è approdato per la prima volta in tribunale nel 2012, quando un signore ha chiesto al giudice del tribunale di Nicosia: “Un risarcimento del danno alla salute subito in conseguenza dei cupi ululati nonché continui e fastidiosi guaiti (specie nelle ore notturne e di riposo) emessi dai cani che i vicini – scrive la Cassazione – avevano collocato e mantenuto sia sul terrazzo dell’abitazione, sia sul terreno comune”. L’uomo aveva spiegato alla corte che a causa del fastidio provocato dagli animali era stato costretto ad assentarsi dal lavoro, quindi era stato licenziato. “Non vi è prova che l’uomo sia stato licenziato” per questo motivo, aveva risposto il padrone del cane. Tuttavia prima il tribunale di Nicosia, poi quello di Caltanissetta e infine la Cassazione hanno dato ragione alla vittima, condannando l’imputato a pagare 5.200 euro “oltre a spese generali ed accessori”.

Come ricorda il Messaggero, la norma stabilisce che “chiunque, mediante schiamazzi o rumori, ovvero abusando di strumenti sonori o di segnalazioni acustiche, ovvero suscitando o non impedendo strepiti di animali, disturba le occupazioni o il riposo delle persone, ovvero gli spettacoli, i ritrovi o i trattenimenti pubblici, è punito con l’arresto fino a 3 mesi, o con l’ammenda fino a euro 309. Si applica l’ammenda da 103 a 516 euro a chi esercita una professione o un mestiere rumoroso contro le disposizioni della legge o le prescrizioni dell’Autorità”