Situazione umanitaria sempre più drammatica
L’EDITORIALE – La Siria è in uno stato di grave crisi dal marzo 2011, quando il governo, guidato dal Presidente Bashar al-Assad, ha assistito ad una serie di proteste a favore della democrazia nel Paese. I manifestanti chiedevano la fine del regime di Assad, che aveva preso il posto del padre, Hafiz al Assad, in carica dal 1971. Le autorità hanno reagito con violenza e represso le proteste, facendo ampio uso di forze di polizia e militari.
Da allora, la Siria è stata travolta da una guerra civile, che ha causato centinaia di migliaia di morti, sfollamenti di massa e la distruzione di infrastrutture civili. La crisi umanitaria che ne è scaturita è una delle peggiori degli ultimi decenni.
Gli inizi della guerra in Siria
Sebbene sia impossibile individuare quando la rivolta si sia trasformata da un movimento di protesta prevalentemente pacifico in una ribellione militarizzata, gli scontri armati sono diventati sempre più comuni e nel settembre 2011 le milizie ribelli organizzate erano regolarmente impegnate in combattimenti con le truppe governative nelle città intorno alla Siria.
A fine 2019, nel nord-ovest del Paese si è verificato un aumento delle violenze, terminato con un cessate il fuoco voluto a febbraio 2020, mentre attacchi aerei, bombardamenti e combattimenti a terra si sono intensificati nelle aree oltre le linee di conflitto nord-occidentali, portando all’uccisione di centinaia di civili e allo sfollamento di più di 850.000 persone e impedendo la fornitura di aiuti umanitari a Hama settentrionale, Idlib meridionale e Aleppo occidentale.
Attualmente, la situazione in Siria è disperata
La crisi in Siria è ormai giunta al suo dodicesimo anno e i bisogni umanitari sono ancora elevatissimi. Nel 2020 i rapporti di forza sono cambiati ed il governo siriano ha consolidato il controllo su vaste aree di territorio tra cui Homs, Ghouta orientale, Damasco meridionale e Daraa, mentre la situazione per i civili rimane estremamente instabile. Sono in corso conflitti e sfollamenti nei governatorati settentrionali, con il rischio di ulteriori escalation e insicurezza nel resto del Paese.
Il conflitto ha causato oltre 350.000 morti, tra cui moltissimi bambini. Il tasso di disoccupazione è altissimo, l’insicurezza alimentare è molto diffusa, mentre le infrastrutture civili e i servizi pubblici, tra cui l’approvvigionamento idrico, l’elettricità, scuole e sanità, sono stati fortemente impattati dal conflitto
La crisi economica
La crisi economica è senza precedenti e la pandemia da COVID-19 ha ulteriormente aggravato la situazione, aumentando il tasso di disoccupazione e la disuguaglianza sociale. La mancanza di accesso all’acqua potabile e ai servizi sanitari di base ha portato all’aumento del numero di bambini malnutriti, che sono costretti a vivere in condizioni igieniche precarie.
Donne e bambini: violenza di genere
Il conflitto ha colpito duramente soprattutto i bambini e le bambine siriane, che hanno subito un impatto drammatico sulla loro salute mentale ed emotiva. Milioni di bambini vivono nella paura quotidiana di bombardamenti e separazioni familiari, impedendone la normale crescita e sviluppo.
Gli oltre 10 anni di conflitto in Siria hanno notevolmente esacerbato le disuguaglianze di genere e aumentato i rischi di violenze contro donne e ragazze all’interno e all’esterno del paese. Norme socio-culturali normalizzano la violenza di genere, e impattano fortemente il benessere di donne e bambine e ne erodono i diritti.
Tante donne e ragazze siriane subiscono GBV (Gender Based Violence – Violenza di Genere), tra cui: matrimoni precoci, molestie e violenze sessuali, abusi emotivi, psicologici e fisici, negazione di risorse economiche. I matrimoni precoci, nel difficile contesto del conflitto, sono una strategia finanziare per far fronte alla crisi economica, ed al contempo una misura di “sicurezza” per proteggere le ragazze da altre violenze sessuali.
Il silenzio rimane il meccanismo di reazione più comune tra le sopravvissute alle violenze. Quelle che hanno avuto accesso a servizi di supporto confermano quanto questi siano positivi nel restaurare la propria salute psico-fisica.
Il terremoto in Siria del febbraio 2023
Il 6 e il 20 febbraio 2021, la Siria è stata colpita da una serie di terremoti di magnitudo 4,4 e 4,6 rispettivamente, con epicentro a circa 20 chilometri dalla città di Aleppo. I sismi hanno causato gravi danni nelle aree colpite, in particolare nella provincia di Aleppo e nella provincia di Idlib, dove i danni sono stati maggiori.
Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per la Coordinazione degli Affari Umanitari (OCHA), circa 150.000 persone sono state colpite dai terremoti, inclusi sfollati interni, rifugiati siriani in Turchia e altre comunità vulnerabili. Si stima che circa il 70% delle case nella zona colpita siano state danneggiate, con un’ampia diffusione di edifici distrutti e danneggiati, soprattutto nelle aree rurali.
Gli effetti del terremoto si sono fatti sentire in modo particolare nei campi profughi, dove le condizioni di vita precarie dei rifugiati sono state ulteriormente aggravate. Molti di questi campi si trovano nelle province di Aleppo e Idlib, dove si sono registrati i maggiori danni.
Secondo l’OCHA, circa 4.500 famiglie di rifugiati siriani che vivono in Turchia hanno subito danni alle loro case in seguito ai terremoti. I rifugiati siriani sono già tra le persone più vulnerabili della regione, spesso costretti a vivere in condizioni di sovraffollamento, con un accesso limitato a cibo, acqua e cure mediche di base.
Il terremoto ha anche causato danni alle infrastrutture e ai servizi pubblici, in particolare alle strade, all’approvvigionamento idrico e alle reti elettriche. Ciò ha reso ancora più difficile per le organizzazioni umanitarie l’accesso alle zone colpite e la fornitura di assistenza.
L’impegno dell”UNICEF
L’UNICEF sta lavorando per proteggere le donne e le ragazze in Siria attraverso programmi di prevenzione e risposta alla violenza di genere. In particolare, l’organizzazione lavora con i partner locali per fornire supporto legale, psicologico e medico alle sopravvissute alla violenza. Vengono inoltre organizzati programmi di educazione sessuale e riproduttiva per le ragazze, al fine di garantire loro maggior consapevolezza dei propri diritti e della propria salute.
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