«La memoria è come il mare: può restituire brandelli di rottami a distanza di anni»

Da più di 20 anni, in Italia esiste “La giornata della memoria” anche se gli episodi di razzismo e di intolleranza pervadono quotidianamente le pagine dei giornali. Dopo 80 anni di orrore puro, l’odio, la violenza, ma anche lo stesso nazismo trovano un terreno molto fertile sul quale nascono i suoi fiori neri.

«Ebreo di m… devi morire nel forno»: la cronaca racconta di un ragazzino ebreo picchiato e insultato da due studentesse adolescenti di 15 anni.

No, non siamo nel secolo scorso quando l’antisemitismo era apertamente diffuso, siamo nel mese di gennaio del 2022. A Venturina, una tranquilla cittadina in provincia di Livorno, c’è stata l’aggressione antisemita a un bimbo di 12 anni. Il padre esterrefatto racconta: «Nessuno ha difeso mio figlio.»

Tutto questo è successo a pochi giorni dalla “giornata della memoria” istituita per ricordare anche episodi come questo. Di fronte all’indifferenza di chi ha assistito all’atto di bullismo come possiamo commentare?

Il motivo sarebbe da bollare come ignoranza: sicuramente la base è quella e non parliamo di nozionismo, ma di mancanza di valori. Se l’ignoranza è da considerarsi come un valore esterno ce ne sono altri più interni e più importanti che sono il fondamento della vita: uno di questi è il rispetto.

Infatti, il presidente della comunità ebraica di Livorno Vittorio Mosseri ha commentato così l’episodio di razzismo: «Milioni di ebrei hanno già vissuto sulla propria pelle atteggiamenti come questo ed è ancor più grave che questo succeda pochi giorni prima della Giornata della Memoria; non è un fatto casuale»

I ragazzi dovrebbero imparare che l’odio non è la scelta più idonea per vivere una vita che possa definirsi tale. Ma le strade delle buone intenzioni sono sempre le più impervie.

La scuola dovrebbe svolgere un ruolo importante e formativo, ed ecco che le iniziative adottate dal professore calabrese Corrado Plastino, all’interno del comprensorio scolastico in cui insegna e di cui abbiamo spesso scritto, appaiono essenziali perché i giovani capiscano che ritornare a periodi come quelli dell’Olocausto non è impossibile. L’istruzione attiva entra nella vita reale, fuori dai contesti aridi dei libri di storia. Per ricordarci che tutto quello che è successo potrebbe ripetersi.

Basterebbe ricordare l’esperimento conosciuto come “The wave” per capire che tutti siamo purtroppo manipolabili e servili.

“Tutti i semi sono falliti eccetto uno che non so cosa sia ma non è un’erbaccia”

Come diceva Rita Levi Montalcini: “Non esistono le razze. Esistono i razzisti“. Ecco perché colmare i vuoti creati dall’ignoranza è necessario sempre. “La giornata della memoria” dovrebbe servire a questo. O almeno è ciò che ci si augura perché non è il seme a essere pericoloso, ma sono i diserbanti, il veleno che lo attacca.

Lo scrittore e giornalista Giuseppe Cesaro ha scritto “31 aprile“, un libro di cui abbiamo parlato, un noir in cui il nazismo è il protagonista. Il nazismo di oggi ancora forte e attivo anche dopo la morte di Hitler. Questo perché, come dice lo stesso autore, “il male non muore mai”. È vero parliamo di un romanzo, ma la realtà della vita quotidiana è una raccolta di storie vere, di persone la cui fede è proprio il nazismo, il cui eroe è Hitler.

Il 27 gennaio è una data fortemente simbolica: è il giorno per commemorare milioni di vittime della Shoah, affinché non si dimentichi l’orrore dell’Olocausto.

«Quel che è accaduto non può essere cancellato, ma si può impedire che accada di nuovo.» Nelle parole di una giovanissima Anna Frank, vittima del genocidio degli ebrei, c’è il senso di una giornata in cui quasi tutto il mondo “ricorda”, affinché tutto non ripeta un passato orribile.

Un ritratto della giovane Anna Frank

Non ci sono parole adatte a consolare le cavie del perché della loro morte

Il 27 gennaio 1945, l’Armata Rossa abbatteva i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz. In quel momento rivelava una realtà mostruosa, fuori da ogni comprensione umana. Per la prima volta, il mondo assisteva ciò che era stato il genocidio nazista in tutto il suo orrore.

Solo ad Auschwitz, famosa “fabbrica della morte” che a visitarla ancora oggi mette i brividi, la follia umana portò all’uccisione di oltre un milione di uomini, donne e bambini, prigionieri in campi di concentramento. Erano quasi tutti ebrei. Ma dentro questi posti di morte c’erano anche polacchi, rom, sinti, prigionieri di guerra sovietici, testimoni di Geova e altri nemici della Germania di Hitler.

La data del 27 gennaio non è quindi casuale. L’Assemblea generale delle Nazioni Unite per la “Giornata internazionale di commemorazione in memoria delle vittime della Shoah” la decretò come giornata ufficiale della memoria; precisamente il 1^ novembre 2005 con la Risoluzione 60/7, durante la 42ª riunione plenaria e in occasione dei 60 anni dalla liberazione dei campi di concentramento.

Nella risoluzione si sottolinea che durante questa giornata gli stati membri devono “sviluppare programmi educativi per infondere la memoria della tragedia nelle generazioni future e impedire che il genocidio si ripeta”.

La giornata della memoria in Italia

La Repubblica italiana, riconobbe la data del 27 gennaio qualche anno dopo, con la legge 200 del 20 luglio 2000. Il “Giorno della Memoria” servirà non solo a ricordare la Shoah, ma anche “le leggi razziali approvate sotto il fascismo, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, tutti gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte. E tutti coloro che si opposti al progetto di sterminio, e a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati“. Anche in Italia, affinché resti la memoria, si prevedono iniziative per sensibilizzare gli italiani. Studi, ricerche, mostre e altro servono a mantenere viva la consapevolezza dei crimini di guerra e della brutalità dell’uomo.

Prima di arrivare a definire il 27 gennaio quale giorno dell’anno dedicato alla memoria del genocidio nazista, si erano proposte altre date. Una di queste fu il 16 ottobre. Scegliendo questa data, si voleva ricordare il rastrellamento a Roma del 16 ottobre 1943; quando la Gestapo deportò migliaia di cittadini italiani di religione ebraica dal ghetto ebraico ad Auschwitz. Questo avveniva, bisogna sempre sottolinearlo, con la collaborazione del regime fascista di Benito Mussolini.

Il titolo del Corriere della Sera del 6 ottobre 1938

Auschwitz simbolo universale della tragedia ebraica

Dopo avere proposto altre date importanti nella storia della seconda guerra mondiale e relative alla follia nazista, si preferì scegliere il 27 gennaio.

Auschwitz è ormai decretato il simbolo universale dell’orrore nazista.

La Repubblica italiana scelse di identificare una data anche per ricordare quanto l’Italia fosse complice dello sterminio, per colpa delle leggi razziali emanate a quel tempo, per una politica miope di Mussolini.

I giusti tra le nazioni e la “giornata europea dei giusti”

Shoah è un termine ebraico, «tempesta devastante», dalla Bibbia, per es. Isaia 47, 11. Ci sono varie tesi sulle differenze tra Shoah e Olocausto, ma alla base di entrambi i significati c’è il concetto di distruzione.

Ma se la vita ci offre sempre l’altro lato della medaglia, il bianco che cerca di bilanciare il nero, ecco che se l’orrore generò dei mostri al contempo si acuì la generosità e l’altruismo di taluni che seppero riconoscere il male.

Oltre al “giorno della memoria” esiste anche una giornata dedicata ai “Giusti tra le nazioni” che cade il 6 marzo.

1º gennaio 2019 l’Ente nazionale per la Memoria della Shoah riconosceva 27.362 persone come “Giusti tra le Nazioni”, cioè non ebrei che durante l’Olocausto, rischiando la vita e in maniera disinteressata, ha soccorso gli ebrei perseguitati, salvando la loro vita.

Il 6 marzo è quindi la “Giornata europea dei Giusti” che ricorda persone che si sono battute (e che ancora oggi si battono) contro ogni forma di persecuzione, in difesa dei diritti umani.

L’opera artistica “Le pietre d’inciampo”

Tra le iniziative italiane, per ricordare le vittime dei lager nazisti, ci sono le cosiddette “pietre d’inciampo“.

Come si legge nel sito Figli delle Shoah: “Si tratta di un piccolo blocco quadrato di pietra (10×10 cm), ricoperto di ottone lucente, posto davanti la porta della casa nella quale ebbe ultima residenza una persona deportata nei campi di sterminio: ne ricorda il nome, l’anno di nascita, il giorno e il luogo di deportazione, la data della morte.

L’iniziativa è opera dall’artista Gunter Demnig ed è uno dei più grandi monumenti diffusi europei.

L’installazione artistica ricorda le vittime dello sterminio nazista, per motivi di religione, razza, idee politiche e orientamenti sessuali.

Dimenticare è una scelta: è annullare il nostro passato

“La memoria è come il mare: può restituire brandelli di rottami a distanza di anni” è una frase di Primo Levi. Ed è leggendo le pagine della cronaca che possiamo affermare quanto fosse lungimirante.

Ormai restano pochissimi sopravvissuti all’Olocausto. Tocca a chi ha appreso i racconti e li ha trascritti, a chi ha può testimoniare gli incubi del nazismo, continuare a trasmettere agli altri pagine di Storia. Ma per quanto i racconti possano essere d’insegnamento purtroppo mancherà la voce di chi lo ha vissuto direttamente.

Mancherà sempre la memoria di chi lo ha potuto raccontare.