Catello Romano, detenuto nel carcere di Catanzaro, si laurea in Sociologia della Sopravvivenza e confessa tre omicidi rimasti irrisolti, scuotendo il mondo della criminalità organizzata
CATANZARO, 6 OTT 2023 – In un avvenimento che ha sconvolto le fila della giustizia italiana, un detenuto di 33 anni, Catello Romano, ha ottenuto la laurea in Sociologia della Sopravvivenza all’interno della casa circondariale “Ugo Caridi” di Catanzaro. Tuttavia, ciò che ha attirato l’attenzione dei media e degli inquirenti è stata la sorprendente confessione di tre omicidi rimasti irrisolti all’interno della sua tesi di laurea, portando la Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Napoli a richiedere una copia del documento.
Catello Romano è un nome noto nel mondo della criminalità organizzata italiana, detenuto da oltre dieci anni per un omicidio. Ma la sua decisione di utilizzare il tempo della sua condanna per perseguire una laurea ha scosso le aspettative di molti.
Il percorso di Romano verso la laurea è stato tutt’altro che agevole. Studiando duramente e dimostrando un impegno senza precedenti, è riuscito a ottenere un punteggio di 110 con lode per la sua tesi di laurea, che ha anche guadagnato la pubblicazione.
Tuttavia, è stato il contenuto della tesi di Romano a far scalpore. Nel corso del suo elaborato, che in parte era un racconto autobiografico, ha confessato tre omicidi che finora erano stati considerati irrisolti e per i quali non era mai stato processato.
I delitti confessati da Romano risalgono al 2008, quando, giovanissimo, era affiliato al clan D’Alessandro. Carmine D’Antuono e Federico Donnarumma, vittime dell’omicidio avvenuto il 28 ottobre 2008, e Nunzio Mascolo, ucciso il 5 dicembre dello stesso anno, sono i nomi delle vittime che Romano ha finalmente ammesso di aver ucciso. Questi omicidi si aggiungono a quello per cui Romano è stato precedentemente condannato, l’omicidio di Gino Tommasino nel 2009, all’epoca consigliere comunale del Partito Democratico a Castellammare di Stabia, città d’origine del detenuto.
Le rivelazioni di Romano nella sua tesi contengono dettagli cruciali su questi delitti irrisolti, suscitando l’interesse immediato degli inquirenti.
La Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Napoli ha subito richiesto e ottenuto una copia della tesi, che gli insegnanti della facoltà calabrese avevano giustamente premiato con un 110 con lode. Nel documento, Romano ha ammesso che Federico Donnarumma “non doveva essere ucciso,” affermando che era innocente, ma nonostante ciò, il 33enne lo uccise comunque.
La tesi di Romano getta luce sulla sua trasformazione durante la sua lunga detenzione. Egli afferma di aver abbandonato i modelli positivi della sua giovinezza, come sua madre, suo nonno e il suo maestro di taekwondo, per seguire quelli di figure oscure come Raffaele Cutolo nel film “Il camorrista” e Renato Cavaliere, il padrino del clan stabiese che guidò il commando che uccise Gino Tommasino.
Dopo il suo arresto, Catello Romano aveva inizialmente deciso di collaborare con la giustizia, ma fuggì dalla località protetta in cui era stato trasferito. Pochi giorni dopo, fu nuovamente catturato.
L’inaspettata confessione di Romano nei suoi scritti di laurea solleva molte domande e presenta nuove sfide per le forze dell’ordine nel cercare di far luce sui delitti rimasti irrisolti. Mentre l’indagine continua, il caso di Catello Romano continua a gettare luce su uno dei lati più oscuri della criminalità organizzata italiana e sulle decisioni che alcuni individui prendono durante la loro detenzione.