Lavoratore gambiano aggredito: sindacati e associazioni di Catanzaro reagiscono

lavoratore agricolo
lavoratore agricolo

Dure le reazioni da parte del mondo dei sindacati e delle associazioni del territorio di Catanzaro alla notizia dell’aggressione avvenuta a danno di un lavoratore gambiano da parte del suo datore di lavoro a Badolato.

Le dichiarazioni dell’associazione Calabria Resistente e Solidale

“Un’aggressione, con pestaggio e minacce, ai danni di un uomo originario del Gambia da parte del suo datore di lavoro in seguito alla richiesta del lavoratore della misera paga accordata per il lavoro svolto (25 euro giornaliere per 11 ore lavorative). Quest’ennesima vicenda rimanda alla ribalta della cronaca due aspetti fondamentali: l’aspetto della discriminazione razziale e quello dello sfruttamento lavorativo, temi ai quali come organizzazione politica siamo particolarmente sensibili”. È quanto dichiara l’associazione di promozione politica di Catanzaro, Calabria Resistente e Solidale.

“I nostri attivisti – dichiara ancora Calabria Resistente e Solidale – combattono quotidianamente il fenomeno del razzismo in generale e del caporalato in particolare, in tutti i settori ed in tutti i territori della nostra regione. Oltre ad esprimere vicinanza al ragazzo ci dichiariamo disponibili fin da subito a metterci a disposizione per lui e per tutti gli altri lavoratori, migranti e non migranti, per i precari di tutte le categorie, che subiscono quotidianamente ogni forma di angheria, andando a lavorare, a volte anche ammalati, spesso sotto il ricatto della perdita del precario posto di lavoro”.

“Per il rispetto delle persone e dei diritti di tutti i lavoratori, – conclude l’organizzazione di Catanzaro – per costruire una Calabria diversa, Resistente e Solidale c’è bisogno di esprimere solidarietà a chi è vittima di soprusi con la pratica oltre che con le giustissime prese di posizione”.

Le dichiarazioni del sindacato GGIL Area Vasta Catanzaro-Crotone-Vibo

Il segretario generale di CGIL Area Vasta Catanzaro-Crotone-Vibo, Enzo Scalese dichiara: «Grazie alle forze dell’Ordine. Il sindacato rimane sempre vigile. Domani in piazza per i diritti dei lavoratori dell’agricoltura».

“Un lavoratore aggredito dal proprio datore di lavoro nel momento in cui avanza la legittima richiesta di essere pagato, e con l’aggravante di essere un cittadino extracomunitario originario del Gambia. Quanto è accaduto – dichiara Scalese – a Badolato racconta l’epilogo di una storia di ordinaria discriminazione razziale e odio etnico, un episodio di sfruttamento tra i tanti che negli ultimi anni come sindacato abbiamo registrato, combattuto e denunciato”.

“Nel ringraziare le forze dell’Ordine – dichiara ancora il segretario generale di CGIL Area Vasta Catanzaro-Crotone-Vibo – per il prezioso lavoro di indagine e per l’arresto dei colpevoli, vogliamo rimarcare proprio alla vigilia della grande mobilitazione unitaria per i lavoratori del settore agricoltura che continueremo a vigilare affinché questi episodi non si ripetano: un impegno costante che diventa battaglia radicale al razzismo e al caporalato”.

Secondo il segretario generale di CGIL Area Vasta Catanzaro-Crotone-Vibo, “i lavoratori del settore agricoltura in tutto il periodo della pandemia hanno contribuito, e continuano a mantenere, un settore fondamentale come quello dell’agro-alimentare ricevendo zero aiuti e zero diritti“.

La scelta di scendere in piazza davanti alla Prefetture il 10 aprile

“Per non parlare del fatto che migliaia di lavoratori provenienti dai Paesi extracomunitari continuano ad subire discriminazioni, senza nessuna tutela, come dimostra l’episodio di Badolato – afferma ancora Scalese –. Ecco perchè è importante scendere in piazza domani, davanti alle sedi delle Prefetture, a sostegno della piattaforma rivendicativa per chiedere a Governo e Parlamento di modificare il decreto Sostegni che contiene gravi discriminazioni nei confronti del lavoro agricolo. Il governo deve ascoltare il grido di rabbia e di dolore che viene da questi lavoratori che oggi si sentono dimenticati dopo essere stati, per tanti mesi, considerati essenziali. E senza distinzione di colore della pelle e razza”.