A San Ferdinando, i Carabinieri con il supporto dei militari specializzati del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Reggio Calabria, nell’arco di servizi finalizzati a prevenire e reprimere illeciti nell’ambito del fenomeno del cosiddetto “caporalato”, hanno denunciato il proprietario di un’azienda agricola e applicato nei suoi confronti una sanzione amministrativa per “lavoro in nero” pari ad euro 3.600.
I controlli all’interno dell’azienda
In particolare, a seguito di verifica ispettiva presso l’impresa, gli uomini dell’Arma hanno identificato nove braccianti agricoli di origine africana; riscontrando da ulteriori accertamenti irregolarità per “lavoro in nero” e che alcuni di essi non erano in possesso delle previste certificazioni mediche obbligatorie.
Il fenomeno del caporalato
L’attenzione sul fenomeno del caporalato da parte dell’Arma dei Carabinieri rimane elevata, specialmente in questi periodi dove è necessaria numerosa manodopera per la raccolta di agrumi ed olive.
Già un’indagine condotta dai carabinieri di Gioia Tauro, fino all’inizio del 2020, aveva portato all’esecuzione di 29 misure cautelari, alcune delle quali in carcere, nei confronti di caporali e titolari di imprese agricole.
Individuata la rete di caporali
Nello specifico, l’attività aveva permesso di comprovare l’esistenza di una vera e propria rete di caporali, composta da cittadini extracomunitari di origine centroafricana, domiciliati presso la baraccopoli di San Ferdinando e nel Comune di Rosarno, che, in concorso con i titolari di aziende agricole e cooperative operanti nel settore della raccolta e della vendita di agrumi nella Piana di Gioia Tauro, erano dediti prevalentemente alle attività di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro ai danni di braccianti agricoli extracomunitari, oltre che alla commissione di reati quali il favoreggiamento e lo sfruttamento della prostituzione di donne africane e la detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti del tipo marijuana.