Lotta alla frode fiscale: la Procura di Reggio Emilia colpisce forte

Cutro nel Mirino: 108 indagati e 81 società coinvolte nell’Operazione Minefield

REGGI EMILIA, 20 FEB 2024 – In un’operazione estesa denominata “Campo Minato”, oltre 350 agenti delle forze dell’ordine, tra cui finanzieri del Comando Provinciale di Reggio Emilia, unità specializzate e il Servizio Centrale Investigativo sulla Criminalità Organizzata (SCICO), insieme a militari dell’Arma dei Carabinieri del Comando Provinciale locale, hanno condotto un’ampia operazione di polizia che ha coinvolto molte regioni italiane. L’operazione, coordinata dal Procuratore della Repubblica emiliana Calogero Gaetano Paci, ha preso di mira un’organizzazione criminale sofisticata coinvolgendo oltre 100 individui e 81 aziende operanti su tutto il territorio nazionale.

Fin dalle prime ore del mattino, le autorità hanno eseguito un’operazione di polizia attentamente pianificata che ha portato all’indagine di 108 sospetti, di cui 26 sarebbero parte di un’associazione a delinquere. Le accuse riguardano una vasta gamma di reati, con un focus principale sui reati fiscali.

Quindici misure cautelari sono state attuate, tra cui cinque mandati di custodia in carcere, sette arresti domiciliari, un obbligo di dimora e tre misure interdittive, di cui due nei confronti di professionisti. Inoltre, è stato effettuato un arresto in flagranza di reato per traffico di droga, con il sequestro di 18 chilogrammi di hashish e 4 chilogrammi di marijuana durante una perquisizione. Sono stati confiscati anche oggetti di valore e orologi.

Le attività dell’organizzazione criminale sono emerse attraverso approfondite indagini della Guardia di Finanza e della Compagnia Carabinieri di Reggio Emilia, rivelando infiltrazioni nel tessuto economico regionale e una gestione criminale che ha influito sull’intero territorio nazionale. Gli indagati provenivano dalla Calabria, in particolare da Cutro, oltre a professionisti calabresi e campani, individui nativi di Reggio Emilia e altri originari della provincia di Foggia.

L’organizzazione criminale si sarebbe principalmente dedicata a reati tributari, emettendo fatture per operazioni inesistenti, con una crescita costante dei cosiddetti “utilizzatori” coinvolti nel complesso sistema di frode fiscale. Inoltre, l’organizzazione gestiva un notevole giro d’affari in vari settori dei servizi, tra cui cantieristica, manutenzione di macchinari industriali, servizi di pulizia, noleggio di auto e commercio all’ingrosso.

Il meccanismo fraudolento coinvolgeva la creazione di società cartiere o l’acquisizione di società esistenti destinate all’emissione di fatture false. Queste fatture venivano intestate principalmente a prestanome, agendo sotto le direttive dei capi dell’organizzazione. Aziende collaboranti che utilizzavano queste fatture venivano individuate, e i loro titolari trasferivano denaro corrispondente all’importo delle fatture ricevute sui conti correnti dell’organizzazione. Questi soldi venivano successivamente restituiti agli stessi utilizzatori delle fatture emesse per operazioni inesistenti, al netto della percentuale stabilita per il “servizio”, attraverso prelievi giornalieri, bonifici o assegni.

Oltre ai reati fiscali, i membri del sodalizio avrebbero commesso estorsione, riciclaggio, auto-riciclaggio di proventi illeciti, bancarotta fraudolenta, indebita percezione di erogazioni pubbliche e appropriazione indebita.

Durante le indagini è emerso che il sodalizio criminale avrebbe messo in atto sistemi di frode al welfare statale, richiedendo e percependo illecitamente l’indennità di disoccupazione NASPI per un valore di circa 60.000,00 euro, continuando nel contempo le proprie attività criminali. Alcune delle “società cartiere” avrebbero anche fatto un uso indebito dei contributi pubblici stanziati durante l’emergenza pandemica da Covid-19, per un importo di circa 72.000,00 euro.

Nel corso delle indagini, è stato scoperto anche un sistema di riciclaggio internazionale utilizzato dall’organizzazione. I proventi illeciti venivano fatti confluire attraverso un sistema di scatole vuote principalmente verso il territorio bulgaro, da cui il denaro veniva inviato su ulteriori conti esteri o monetizzato, per essere poi reintegrato fisicamente in Italia.

In altri casi, l’organizzazione criminale, per “ripulire” il denaro illecitamente ottenuto e reintrodurlo nei circuiti dell’economia legale nazionale, lo reinvestiva nell’acquisto di diamanti, pietre preziose o autovetture di lusso acquistate in Austria e successivamente noleggiate sul territorio reggiano, attraverso società riconducibili all’organizzazione.

Gli sforzi investigativi della Guardia di Finanza hanno permesso di stimare il provento derivante dal reato di “emissione di fatture false” commesso dall’associazione a delinquere per un valore di circa 4.000.000,00 euro e l’importo dell’imposta evasa da 69 società, individuate come le maggiori utilizzatrici delle “fatture false”, per un importo di oltre 6.000.000,00 euro.

Nell’attuale contesto, le associazioni criminali che adottano sofisticati meccanismi di frode fiscale costituiscono un grave e pericoloso ostacolo allo sviluppo economico del Paese, alterando la concorrenza e la corretta allocazione delle risorse, minando il rapporto di fiducia tra cittadini e Stato e cercando di acquisire illegalmente posizioni di controllo nei mercati.

Nell’attuale panorama, le organizzazioni criminali che si avvalgono di meccanismi sofisticati di frode fiscale costituiscono una minaccia seria e pericolosa per lo sviluppo economico del Paese. Queste attività distorcono la concorrenza e la corretta allocazione delle risorse, erodono la fiducia tra i cittadini e lo Stato, cercando illegalmente di stabilire il controllo sui mercati.

Di conseguenza, l’azione decisa e mirata delle autorità è fondamentale per preservare la legalità economica e finanziaria, contrastando efficacemente le attività criminali e affermando il rispetto delle leggi. L’operazione “Campo Minato” rappresenta un passo significativo in questa direzione, dimostrando l’impegno delle forze dell’ordine nel contrastare la criminalità organizzata e preservare l’integrità del sistema economico nazionale.

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