La scomparsa di Maria Chindamo non è stata una semplice sparizione, ma un omicidio ben pianificato. Un delitto legato all’interesse specifico del clan Mancuso per l’acquisizione dei suoi terreni. Queste nuove prove sulla tragica fine dell’imprenditrice e commercialista di Laureana di Borrello emergono dall’ultima inchiesta condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, denominata ‘Maestrale-Carthago’. Durante l’operazione scattata il 10 maggio scorso contro i clan del Vibonese, sono emerse importanti informazioni sulla vicenda.
In particolare, due sono le novità che emergono dall’inchiesta. Innanzitutto, l’interesse della famiglia Mancuso per l’acquisizione dei terreni di Maria Chindamo ha rappresentato il movente dell’omicidio. Secondo quanto riportato dalla Dda, il desiderio di appropriarsi delle terre della donna ha costituito la base su cui è stato pianificato l’assassinio. Inoltre, è emerso che il marito di Maria, Ferdinando Punturiero (deceduto suicida l’8 maggio 2015), aveva segnalato a un carabiniere che il vicino di terreno, Salvatore Ascone (attualmente arrestato nell’operazione Maestrale per altri reati), aveva richiesto l’utilizzo di una strada interpoderale che attraversava i terreni della coppia per raggiungere una proprietà situata sul retro.
Un’altra rivelazione fondamentale proviene dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Andrea Mantella. Quest’ultimo, confermando l’interesse dei Mancuso per i terreni di Chindamo, ha rivelato che Ascone era stato incaricato dal clan di coltivare tali terreni nel caso in cui il clan fosse riuscito ad acquisirli.
Le nuove prove emerse in questa inchiesta gettano ulteriore luce sulla misteriosa scomparsa di Maria Chindamo, confermando le ipotesi di un omicidio legato agli interessi del clan Mancuso sui suoi terreni. L’indagine della Dda di Catanzaro continua a svelare dettagli importanti, portando avanti la lotta contro il crimine organizzato nella regione.