Sanità calabrese a rischio: aggressione a un medico in servizio
Esprimiamo indignazione a nome di tutta la categoria medica per l’ennesima aggressione subita da un medico iscritto al SMI, operante nella sua qualità di soccorritore del servizio 118. Il grave episodio è avvenuto in un contesto assurdo, dove il medico si era recato su richiesta della centrale operativa.
Secondo quanto riferito, il paziente era già stato precedentemente al pronto soccorso di Paola con la stessa patologia, dolori addominali e diarrea. Dopo i necessari controlli, era stato dimesso con le relative prescrizioni mediche. Poco dopo le dimissioni, il paziente è stato trovato in un locale pubblico con gli stessi sintomi. Il medico è intervenuto e ha deciso di trasportare nuovamente il paziente al pronto soccorso da cui era stato dimesso in precedenza.
La situazione ha preso una piega incredibile quando il figlio del paziente ha prima aggredito verbalmente e successivamente, in modo da accertare, fisicamente il medico del 118, che svolgeva solo il suo dovere, ossia trasportare il paziente in ospedale. Il medico è completamente estraneo a qualsiasi ulteriore accadimento.
Va sottolineato che il medico coinvolto è uno dei più esperti della Postazione Emergenza Territoriale (PET) di Paola, stimato dai cittadini per la sua abilità professionale che ha spesso evitato tragiche conseguenze, come arresti cardiaci prontamente risolti o partorienti assistite in ambulanza. Si tratta di una persona apprezzata, mite e sempre disponibile.
Chiediamo che vengano accertate le responsabilità di questo accaduto senza pregiudizi. Non è più possibile lavorare in queste condizioni, e le gravi carenze della sanità calabrese non possono ricadere sugli operatori sanitari che sono rimasti a fatica nel servizio.
Va sottolineato che nella PET di Paola operano solo cinque medici con turni stressanti e un’incidenza di richieste triplicate in queste settimane. Invitiamo la politica e il Commissario Regionale per la Sanità a focalizzarsi sulla sicurezza degli operatori, dotandoli dei mezzi e strumenti necessari, piuttosto che discutere di piani sanitari irrealizzabili a causa della mancanza di personale medico, che preferisce spostarsi verso il settore privato più remunerativo e sicuro, vista la peggiorata condizione lavorativa ed economica.
Il medico aggredito, cui è stata posta una prognosi di dieci giorni, intende presentare querela contro l’aggressore, considerando che è diventata una prassi aggressare medici e infermieri.
Ci impegneremo a tutelare il nostro iscritto in ogni sede, ma allo stesso tempo ribadiamo la necessità che la Regione affronti le croniche carenze, la mancanza di posti letto e le lunghe liste di attesa per esami e visite specialistiche senza gravare ulteriormente sul personale medico e sanitario.
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