Minacce al magistrato Marisa Manzini da parte del boss Pantaleone Mancuso sono emerse davanti alla seconda sezionale penale del Tribunale di Salerno, dove si è celebrata la prima udienza del processo a carico del Mancuso, figura apicale dell’omonima cosca della ’ndrangheta vibonese, imputato di oltraggio a un magistrato in pubblica udienza.
Pantaleone Mancuso, 53 anni, detto Zio Luni “L’ingegnere“, esponente di spicco dei Mancuso, una ‘ndrina di Limbadi e Nicotera che opera nel settore del traffico internazionale di sostanze stupefacenti e considerata dagli organi investigativi come la cosca più potente della Calabria sita ed operante in provincia di Vibo Valentia, era stato arrestato a Roma grazie a una telefonata anonima nello scorso mese di marzo.
Sono tante le dichiarazione di solidarietà giunte in redazione.
La solidarietà dell’intera rete di Libera Calabria
Ancora una volta, l’esponente di spicco dell’omonima cosca, Pantaleone Mancuso, alias “Scarpuni”, uno dei più sanguinari boss della ‘ndrangheta calabrese, non ha mancato di far sentire la sua voce contro chi, come la dottoressa Marisa Manzini, all’epoca del processo Sostituto Procuratore della Repubblica, ha rappresentato non solo la pubblica accusa ma anche il volto delle Istituzioni , impegnate a fronteggiare e reprimere il fenomeno criminale, in nome e per conto dello Stato, quindi dei cittadini liberi e responsabili che non si riconoscono nelle parole e nei crimini di boss come il Mancuso. Alla dottoressa Manzini, ora impegnata nel delicato ruolo di consulente della Commissione Parlamentare antimafia, intendiamo esprimere la solidarietà e la vicinanza dell’intera rete di Libera Calabria, consapevoli che essere solidali, come ci ha insegnato Giovanni Paolo II nella sua Enciclica Sollicitudo rei socialis, “non è un sentimento di vaga compassione o di superficiale intenerimento per i mali di tante persone, vicine o lontane. Al contrario, è la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno perché tutti siamo veramente responsabili di tutti”. In tal senso, vogliamo rinnovare il nostro fermo e deciso impegno, invitando tutti i componenti della società civile calabrese a fare altrettanto, a fronteggiare la ‘ndrangheta, vero male endemico della nostra terra di Calabria. Dinanzi a chi, come Pantaleone Mancuso, vuole imporre la legge della violenza e del silenzio, è indispensabile opporre la forza evocativa della denuncia che rompe il guscio dell’omertà e della paura messa in atto dalla ‘ndrangheta. Della rinuncia ad ogni forma di corruzione, di collusione e di connivenze provocate da hoc per loschi fini di ingiusti profitti e di signoria territoriale.
Solidarietà di Carlo Tansi, Giuseppe Silvaggio e Klaus Davi
“Il Mancuso Pantaleone elemento di spicco di una cosca di narcotrafficanti criminali ha dimostrato di essere un soggetto infimo, volgare oltre che – ma non c’era bisogno di una conferma – un pericolo per la società. La nostra solidarietà più sentita va quindi a Marisa Manzini per le inaccettabili minacce rivolte alla sua persona dal boss . Ancora più gravi se si considera che sono reiterate nel tempo, quindi frutto di una inquietante determinazione e cattiveria. “Lo hanno dichiarato Carlo Tansi, Giuseppe Silvaggio e Klaus Davi membri di minoranza del Consiglio Comunale di San Luca a proposito delle minacce subite dal magistrato Marisa Manzini da parte di un boss della Ndrangheta di Limbadi.
Dichiarazione di Arturo Bova su minacce a Marisa Manzini
«Le parole del boss Pantaleone Mancuso, intercettato nel corso di alcuni colloqui in carcere, meritano ampia riflessione e una forte condanna da parte di istituzioni e cittadini. Le minacce alla dottoressa Marisa Manzini, magistrato esemplare e simbolo di antimafia, sono un campanello d’allarme che non possiamo ignorare e che ci richiama alla forte unione a difesa di un magistrato che ha dedicato la sua vita a sconfiggere le mafie e che rischia la sua stessa vita quotidianamente per difendere la democrazia e la legalità in una terra che ha deciso di ribellarsi alle logiche mafiose e criminali. Alla dottoressa Manzini va tutta la mia solidarietà e quella della Commissione contro la ‘ndrangheta in Calabria che ho l’onore di presiedere». È quanto si legge in una nota del consigliere regionale Arturo Bova, presidente dell’organismo regionale antimafia.
Dichiarazioni Arturo Bova su minacce a Marisa Manzini
«Negli ultimi giorni – sottolinea Bova – abbiamo letto sulle cronache anche un’altra notizia che desta forti preoccupazioni per le implicazioni che ne conseguono: l’accusa rivolta dall’on. Enza Bruno Bossio al procuratore Nicola Gratteri, addirittura accusato di aver bloccato la ricandidatura di Mario Oliverio a presidente della Regione Calabria. Atteggiamenti come questo sono pericolosissimi perché rischiano di minare nelle fondamenta la credibilità delle istituzioni e di incrinare ancor di più il delicato rapporto fiduciario che lega i cittadini alla magistratura e alla politica. Dichiarazioni come questa, per giunta rivolta all’indirizzo di uno dei massimi esponenti della magistratura, amatissimo dagli italiani, che con le sue indagini e le brillanti operazioni antimafia ha conquistato la stima indiscussa del mondo intero, rischiano di ledere quello spirito di legalità e democrazia diffuse che, invece, va protetto e alimentato. I magistrati svolgono quotidianamente un lavoro difficile e pericoloso e quando portano avanti delle indagini lo fanno a difesa della legge e della Costituzione, senza guardare al colore politico e alle logiche di bassa politica. È il momento, per noi tutti, cittadini e amministratori pubblici, di fermarsi e di porsi a difesa della magistratura. Abbiamo il dovere di farlo, oggi più che mai”.
Abramo e l’assessore Russo: “La vicinanza dell’amministrazione comunale è forte”
Il sindaco Sergio Abramo e l’assessore Danilo Russo hanno espresso la propria solidarietà nei confronti del magistrato Marisa Manzini.
“L’ennesima minaccia ricevuta dal procuratore Marisa Manzini da parte di esponenti del clan Mancuso testimoniano come l’azione portata avanti dal Magistrato stia cogliendo nel segno e vada a colpire con forza gli interessi criminali della ‘ndrangheta del Vibonese”, ha sottolineato il sindaco, che ha aggiunto: “Non sarà certo una delle tante minacce a fermare l’attività di un magistrato coraggioso che sta contribuendo, concretamente, a rafforzare la presenza dello Stato in Calabria. Marisa Manzini non è da sola, ma ha accanto a sé le istituzioni e tutta quella gente perbene che vuole vedere vincere legalità e giustizia, ogni giorno, contro le mafie”.
L’assessore Russo, dal canto suo, ha ricordato: “Ho avuto il piacere di conoscere il magistrato Manzini in occasione della presentazione del suo
libro in un evento alla scuola “Manzoni Catanzaro Nord Est”, durante il quale ho ammirato la sua forza e il suo spiccato senso della giustizia. L’ennesima minaccia ricevuta non deve passare inosservata, ma deve far indignare tutti coloro che credono in quei valori fondanti e indissolubili alla base del principio di legalità”.
Wanda Ferro (FDI) esprime la propria vicinanza al magistrato Marisa Manzini
Il segretario della Commissione parlamentare antimafia Wanda Ferro (FDI) esprime la propria vicinanza al magistrato Marisa Manzini, ancora oggetto di minacce da parte del boss della feroce cosca di Limbadi Pantaleone Mancuso: “Dopo il “fai silenzio ca parrasti assai” rivolto in udienza al pm da “Scarpuni”, i colloqui con i familiari intercettati in carcere hanno evidenziato quanto siano forti il rancore e la sete di vendetta del boss nei confronti del procuratore che ha sostenuto l’accusa contro la cosca di Limbadi. Frasi che sono certa non intimidiranno il procuratore Manzini, che anzi dalle minacce di Mancuso ha trovato spunto per scrivere un libro che sta diffondendo soprattutto nelle scuole calabresi, nella consapevolezza che per contrastare la mafia è necessario combattere la paura che spinge al silenzio, ma anche l’indifferenza di chi pensa che certi fenomeni non tocchino la propria quotidianità, e la connivenza di chi pensa di ottenere dalle cosche delle scorciatoie per la realizzazione dei propri obiettivi. Io sono convinta che le minacce di Pantaleone Mancuso siano la prova di una disperata debolezza nei confronti di chi rappresenta lo Stato tenendo la schiena dritta. Chi fonda il proprio potere sulla paura e sull’omertà è disarmato di fronte alla determinazione di uomini e donne che non si piegano, e che sono anzi capaci di trasmettere alla società un messaggio di fiducia nella possibilità di battere il potere mafioso, attraverso la responsabilità, il coraggio di parlare e di denunciare, la fermezza nel sapere da quale parte stare nelle scelte di ogni giorno”.