Proteste nazionali della polizia: Una lotta per risorse e diritti nel settore della sicurezza
I lavoratori e le lavoratrici della Polizia di Stato hanno annunciato una mobilitazione nazionale che si terrà il 12 luglio davanti alla Prefettura, al fine di denunciare la situazione critica in cui si trova il comparto della sicurezza. La mancanza di assunzioni straordinarie per compensare i pensionamenti, unita alla drammatica carenza di personale nelle Questure, ha portato al deterioramento delle condizioni di lavoro e alla stagnazione degli stipendi, fermi al 2021. Inoltre, i dirigenti non hanno avuto un nuovo contratto dal 2017. Questa situazione preoccupante è accompagnata da un incremento dei casi di suicidio tra il personale in divisa, che ha registrato già 28 tragici episodi dall’inizio dell’anno.
Il segretario provinciale del sindacato di polizia Silp Cgil di Reggio Calabria, Francesco Flachi, ha dichiarato che la mobilitazione si estenderà su tutto il territorio nazionale, con presidi e iniziative analoghe in tutte le regioni. L’obiettivo è trasmettere un messaggio forte al governo attraverso le rappresentanze locali, in particolare la Prefettura, per mettere fine alle mere chiacchiere e ottenere risposte concrete.
Durante la mobilitazione, verrà svolto un volantinaggio per informare i cittadini sulle problematiche che riguardano la Polizia di Stato. La mancanza di risorse e di nuove assunzioni incide direttamente sulla sicurezza delle persone e sul loro quotidiano. Le promesse di assunzioni straordinarie si sono rivelate un miraggio, e considerando una carenza di organico di 10.000 unità e il prossimo aumento dei pensionamenti, la Polizia di Stato, così come le altre forze dell’ordine, si troveranno sempre di più con un numero ridotto di operatori nei prossimi anni.
Il problema è aggravato dalla scadenza del contratto e dal mancato pagamento degli straordinari. Inoltre, viene ignorata la questione delle pensioni e della previdenza complementare/dedicata, il che significa che i poliziotti, già sottopagati, rischiano di cadere in povertà una volta in pensione. L’organizzazione del lavoro e il benessere psicofisico dei poliziotti sono completamente trascurati dai responsabili politici e governativi.
L’unica concessione fatta ai poliziotti in questo mese di luglio è un modesto emolumento accessorio una tantum, valido solo per il 2023, che dovrebbe compensare il mancato contratto. Si tratta di appena 24 euro lordi mensili per un agente, una cifra insignificante che non tiene conto dell’attuale tasso di inflazione superiore all’8%. Questa misera somma è considerata una vergogna e un’offesa per tutta la categoria.
La mobilitazione del 12 luglio rappresenta solo la prima tappa di un lungo percorso di proteste e azioni sindacali, che continueranno fino a quando non si verificherà un’inversione di tendenza concreta nella gestione delle politiche di sicurezza del Paese. È fondamentale che il governo prenda sul serio le richieste dei lavoratori e delle lavoratrici della Polizia di Stato, garantendo loro condizioni di lavoro adeguate, un contratto equo e il riconoscimento del loro importante ruolo nella società.
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