La ‘ndrangheta eufemiese protesa a radicarsi sempre più nel settore socio-economico ed imprenditoriale e all’interno degli apparati dell’amministrazione comunale di Sant’Eufemia d’Aspromonte e regionale
“Eyphemos” è il nome che gli investigatori della Polizia di Stato hanno dato all’operazione nel corso della quale nella provincia di Reggio Calabria, Milano, Bergamo, Novara, Lodi, Pavia, Ancona, Pesaro Urbino e Perugia sono stati eseguiti numerosi arresti e perquisizioni.
Provvedimenti presi nei confronti di capi e gregari della ‘ndrangheta reggina operante a Sant’Eufemia d’Aspromonte (RC) in seno al mandamento tirrenico, alle dipendenze del più affermato e risalente locale di Sinopoli (RC) facente capo alla potente cosca Alvaro, che ha anche una sua propaggine in Lombardia, segnatamente nel Pavese, nonché in Australia, dove è presente un locale di‘ndrangheta, dipendente direttamente dalla casa-madre calabrese degli Alvaro.
Nei summit monitorati dagli investigatori della Polizia, nell’operazione “Eyphemos”, gli indagati facevano riferimento alle cariche e ai gradi della ‘ndrangheta (come la “santa”, “camorrista”, “vangelista”, “sgarrista”, “capo locale”, “contabile”), alle cerimonie, alla formazione di un banconuovo, alla creazione di un nuovo locale a Sant’Eufemia d’Aspromonte (RC) con l’auspicata legittimazione del Crimine di Polsi e l’indipendenza dagli Alvaro di Sinopoli (RC) che, tuttavia, continuano a controllare Sant’Eufemia, forti dell’essere una grande cosca, anche se i diversi sottogruppi familiari (intesi “Carni i cani”, “Pajechi”, “Merri”, “Pallunari”, Testazza” o “Cudalunga”) godono di una certa autonomia programmatica e di azione.
La ‘ndrangheta eufemiese appare antica e moderna al tempo stesso, ancorata a vecchi rituali ma fortemente protesa a radicarsi sempre più nel settore socio-economico ed imprenditoriale, anche attraverso un’oculata attività di infiltrazione negli apparati amministrativi, istituzionali e politici.
L’ala militare del gruppo eufemiese dispone inoltre di numerose armi (pistole e fucili), anche ad elevato potenziale offensivo, in parte sequestrate nel corso delle indagini, nonché di un bazooka, a cui gli indagati facevano riferimento durante i dialoghi intercettati dalla Polizia.
Ad essi era stata commissionata anche la fabbricazione di un ordigno esplosivo da parte di alcuni esponenti del clan Gallico di Palmi (RC) che intendevano utilizzarlo per distruggere o danneggiare gravemente l’abitazione storica di quella famiglia di ‘ndrangheta, confiscata e destinata ad ospitare la nuova sede del Commissariato di Pubblica Sicurezza del luogo.
Con la sua azione pervasiva, la ‘ndrangheta è riuscita a collocare propri membri ai vertici del governo, dell’assemblea elettiva e all’interno degli apparati dell’amministrazione comunale di Sant’Eufemia d’Aspromonte. Con il ruolo di capo, promotore ed organizzatore dell’associazione mafiosa è stato arrestato in esecuzione della misura cautelare della custodia in carcere il Vice Sindaco, Idà Cosimo, artefice di diverse affiliazioni che avevano determinato un forte attrito con le altri componenti del locale di ‘ndrangheta eufemiese e l’alterazione degli equilibri nei rapporti di forza tra le varie fazioni interne allo stesso.
Con la contestazione di partecipazione all’associazione mafiosa sono stati arrestati in esecuzione della misura cautelare della custodia in carcere il Presidente del Consiglio Comunale Alati Angelo quale mastro di giornata della cosca, il Responsabile dell’Ufficio Tecnico ingegnere Luppino Domenico, referente della cosca in relazione agli appalti pubblici del comune e Forgione Domenico, inteso “Dominique”, consigliere comunale di minoranza, che aveva il compito di monitorare gli appalti del comune per consentire l’infiltrazione da parte delle imprese riconducibili alla cosca eufemiese.
Con l’accusa di scambio elettorale politico mafioso è stato arrestato e posto ai domiciliari il Sindaco di Sant’Eufemia d’Aspromonte, Creazzo Domenico. Egli nel coltivare e realizzare il progetto di candidarsi e vincere le elezioni regionali del gennaio 2020, si era rivolto alla ‘ndrangheta (in particolare a Laurendi Domenico) dapprima attraverso il fratello Creazzo Antonino in grado di procacciare voti, in cambio di favori e utilità, grazie alle sue aderenze con figure apicali della cosca Alvaro e poi direttamente, al fine di sbaragliare gli avversari politici.
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