Ndrangheta: Operazione “Cemetery Boss”. Le dinamiche della cosca Rosmini e Zindato. Gli interessi economici dei Rosmini nell’edilizia. Il monopolio sui lavori al cimitero di Modena. Determinanti le intercettazioni e le dichiarazioni dei collaboratori di Giustizia. “Cemetery Boss” è il nome che gli investigatori della Polizia di Stato hanno dato all’operazione nel corso della quale, dalle prime ore di questa mattina, nella provincia di Reggio Calabria, sono stati eseguiti diversi arresti e perquisizioni nei confronti di esponenti della ‘ndrangheta.
L’inchiesta della D.D.A. di Reggio Calabria, sviluppata con un’articolata indagine condotta dalla locale Squadra Mobile, ha consentito di ricostruire
gli assetti e le dinamiche criminali della cosca ROSMINI (federata alla più affermata e risalente cosca Serraino) operante nei quartieri cittadini Modena, Ciccarello e San Giorgio Extra, nonché della cosca ZINDATO attiva, nella medesima porzione di territorio cittadino, in seno al cartello Borghetto – Zindato – Caridi, federato alla potente cosca Libri.
L’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria ha consentito di fare luce sugli interessi economici dei ROSMINI nel settore delle attività edilizie sul territorio di influenza e in particolare nei lavori all’interno del cimitero di Modena dove gestivano, in condizioni di monopolio, le attività relative alla tumulazione e estumulazione delle salme, all’edificazione e ristrutturazione delle cappelle funerarie, con l’esclusione di qualsiasi altra ditta che non fosse da loro autorizzata.
Le indagini sono state condotte dagli investigatori della Polizia di Stato con l’irrinunciabile supporto delle intercettazioni e con l’apporto delle dichiarazioni dei collaboratori di Giustizia, grazie alle quali è stato
possibile portare alla luce il pericoloso ed articolato intreccio imprenditoriale – mafioso che ha determinato il graduale potenziamento della cosca ROSMINI nell’ambito della ‘ndrangheta unitaria.
Le fittizie intestazioni di imprese
L’inchiesta della D.D.A. ha dimostrato anche come alcuni soggetti, in ragione della loro appartenenza alle cosche ROSMINI e ZINDATO e della consapevolezza di potere essere destinatari di provvedimenti di custodia cautelare o di misure di prevenzione personale e patrimoniale, deliberatamente abbiano posto in essere un’accurata attività di fittizia
attribuzione della titolarità di attività imprenditoriali al fine di eludere i controlli delle forze dell’ordine e le disposizioni di legge in tema di sequestro e confisca di beni. Per questa ragione, su ordine della D.D.A. di Reggio Calabria, la Squadra Mobile ha eseguito il sequestro preventivo – disposto dal G.I.P. – di due bar e un’impresa di pulizia (nel frattempo divenuti non operativi) riconducibili ad esponenti della cosche ROSMINI e ZINDATO.