“Pedigree” è il nome che gli investigatori della Polizia di Stato hanno dato all’operazione tesa a contrastare il fenomeno ‘ndrangheta.
Nel corso dell’operazione, dalle prime ore di questa mattina, sono stati eseguiti arresti e perquisizioni nei confronti di capi e gregari delle storiche cosche reggine SERRAINO e LIBRI.
Le indagini condotte dalla Squadra Mobile – sotto le direttive dei magistrati della D.D.A. di Reggio Calabria – hanno portato alla luce le dinamiche criminali delle predette consorterie della ‘Ndrangheta. Operanti, attraverso le loro articolazioni territoriali, nel quartiere di San Sperato e nella frazione Gallina. Nonché nel comune di Cardeto (RC) e in Gambarie d’Aspromonte.
Principalmente nel settore delle estorsioni in danno di imprenditori e commercianti, anche attraverso l’imposizione di beni e servizi.
Nonché nell’impiego dei proventi delle attività delittuose in esercizi commerciali attivi nel campo della ristorazione (bar) e della vendita di frutta. Intestandoli a sodali o a compiacenti prestanomi allo scopo di
eludere il sequestro. Con l’applicazione delle disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali.
Le disposizioni date dal carcere attraverso i colloqui
CORTESE Maurizio è riuscito a gestire dal carcere gli affari illeciti della cosca attraverso i colloqui con la moglie PITASI Stefania e le comunicazioni epistolari con altri affiliati. Nonché con l’utilizzo di apparecchi telefonici cellulari introdotti abusivamente all’interno della struttura carceraria.
Pur essendo detenuto, il CORTESE ha continuato a svolgere le sue
funzioni di capo cosca, impartendo direttive dal carcere per eseguire estorsioni. Per ordinare danneggiamenti di esercizi commerciali. Per imporre la fornitura di beni e per pianificare intestazioni fittizie di attività commerciali.
L’uso del linguaggio criptico
Dall’indagine sono emersi diversi elementi che dimostrano come il capo cosca avesse a disposizione in carcere un telefono cellulare – rinvenuto il 9 aprile 2019 dalla Polizia Penitenziaria – con il quale riusciva a comunicare
riservatamente con l’esterno e ad impartire disposizioni alla moglie. La quale si prestava a fare da postina e ad altri sodali, con l’uso di un linguaggio criptico ma attinente alle dinamiche e alle attività delittuose della cosca. Di cui continuava a tenere le redini nonostante lo stato di restrizione.