Crotone, una tranquilla città situata nella regione italiana della Calabria, è stata per lungo tempo il terreno fertile per numerose organizzazioni criminali. Tra queste spicca la famigerata ‘ndrina Megna, un’organizzazione che ha radici profonde nel territorio e che ha esteso la sua influenza fino a Torino.
Gli ultimi anni sono stati caratterizzati da una serie di eventi che hanno evidenziato la potenza e la pericolosità della ‘ndrina Megna. Una divisione tra le cosche Vrenna e Bonaventura ha portato alcuni dei loro membri ad avvicinarsi ai Megna e ai Russelli. Questo cambiamento di alleanze ha scatenato una violenta guerra tra i Megna, alleati con gli Arena e i Nicoscia, che ha avuto come risultato una serie di omicidi nel 2008.
Uno degli eventi più significativi di quel periodo è stato l’omicidio di Luca Megna, figlio di Domenico Megna, avvenuto il 23 marzo 2008 a Papanice, una frazione di Crotone. Luca è stato ucciso, mentre sua moglie e sua figlia sono rimaste ferite. Questo tragico evento ha segnato l’inizio di una serie di arresti e operazioni volte a contrastare l’influenza dei Megna.
Il 25 novembre 2008, ben 24 persone, tra cui presunti membri della cosca Megna, sono state arrestate a Crotone. Tra gli arrestati spicca il nipote di Mico Megna, Michele Bolognino, coinvolto nel processo sull’infiltrazione della ‘ndrangheta in Emilia Romagna nel 2017. Questo arresto ha gettato ulteriori luce sull’espansione delle attività criminali dei Megna al di fuori dei confini calabresi.
Le operazioni di contrasto alla ‘ndrina Megna sono continuate nel corso degli anni successivi. Nel 2013, l’operazione Old Family ha portato all’arresto di 35 persone appartenenti a diverse cosche, tra cui quelle dei Vrenna-Ciampà-Corigliano-Bonaventura, dei Farao-Marincola, dei Ciampà-Megna-Cazzato, dei Grande Aracri e dei Morabito. Questi individui sono stati accusati di associazione di tipo mafioso, estorsioni, traffico di stupefacenti e armi.
Più recentemente, il 23 febbraio 2021, l’operazione Orso ha portato all’arresto di altre 12 persone legate ai Vrenna-Ciampà-Corigliano-Bonaventura e Megna. Questi individui sono stati accusati di spaccio di stupefacenti e associazione armata e operavano nel quartiere Fondo di Gesù di Crotone.
Al centro di questa pericolosa organizzazione criminale si trova Domenico Megna, conosciuto come “Mico”, il capobastone della cosca. Domenico Megna, nato a Crotone il 7 novembre 1949, è considerato il promotore di questa presunta associazione criminale. Negli anni, le autorità hanno accumulato prove che lo collegano a una serie di reati, tra cui estorsione, traffico di droga, riciclaggio di denaro e omicidio.
La figura di Domenico Megna rappresenta un esempio di come un individuo possa assumere un ruolo di leadership all’interno di un’organizzazione criminale e perpetuare un sistema basato sulla violenza, l’intimidazione e la corruzione. La sua influenza si estende non solo nel territorio di Crotone, ma anche in altre regioni italiane e all’estero, grazie alle connessioni internazionali della ‘ndrangheta.
L’operazione del 27 giugno e le misure cautelari contro la cosca dei “papaniciari”
L’operazione di oggi, che ha portato all’esecuzione di 43 ordinanze di custodia cautelare, rappresenta un importante colpo inflitto al clan dei Megna e alla cosca dei “papaniciari”. La Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Catanzaro ha individuato Domenico Megna come il promotore di questa presunta associazione mafiosa, responsabile di una serie di reati che vanno dall’omicidio, all’estorsione, al traffico di droga.
Sono stati emessi anche provvedimenti restrittivi nei confronti di Mario Megna e Santa Pace, considerati i contabili del clan, responsabili di gestire il denaro illecito accumulato e di investirlo in attività economiche in diverse regioni italiane, tra cui Parma e Lombardia.
Le attività criminali della cosca Megna si estendono anche oltre i confini regionali, con infiltrazioni nel settore agroalimentare, della ristorazione e del gaming, sia nel nord Italia che all’estero. Gli imprenditori e i commercianti della zona sono stati costretti a subire un controllo oppressivo e attività estorsive che hanno minato la loro libertà e autonomia.
Il ruolo della moglie di Domenico Megna
Le indagini sul clan e sulla cosca dei “papaniciari” proseguono, poiché le autorità cercano di smantellare completamente questa organizzazione criminale e portare alla giustizia tutti i suoi membri. Un aspetto interessante emerso dalle indagini è il ruolo chiave svolto dalla moglie di Domenico Megna, Santa Pace, nel coordinamento delle attività del clan. La sua partecipazione attiva nella trasmissione di direttive e nell’organizzazione di incontri con gli affiliati ha dimostrato il suo coinvolgimento nel funzionamento della cosca.
La lotta contro la ‘ndrangheta continua
Le autorità hanno lavorato a lungo per raccogliere prove contro Domenico Megna e smantellare la sua organizzazione criminale. Grazie alla collaborazione tra diverse agenzie investigative e all’impiego di mezzi tecnologici avanzati, è stato possibile ricostruire le attività illecite del clan Megna e identificare i suoi complici e sostenitori.
L’ultima operazione, quella di oggi 27 giugno 2023, dimostra che la lotta contro la ‘ndrangheta e la criminalità organizzata è in corso e che le autorità italiane e internazionali sono impegnate a contrastarle.
È importante sottolineare che la lotta contro la mafia richiede uno sforzo costante e continuo, sia nel perseguire i singoli criminali che nel debellare le strutture che sostengono e proteggono tali organizzazioni.
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