Il procuratore capo della DDA di Catanzaro, Nicola Gratteri, è stato presente alla rassegna “Estate a casa di Berto” che si è tenuta a Capo Vaticano.
Durante l’incontro ha espresso dei dubbi circa il modello educativo per i ragazzi di alcune serie televisive che hanno come tema centrale la mafia.
Gratteri si è espresso così: “Qualche grande personaggio che si definisce intellettuale dice che vogliamo censurare la cultura. Io invece sono preoccupato perché i bambini si nutrono di queste porcherie”.
Nel comunicato della rassegna, durante l’incontro moderato da Paolo Conti del Corriere della Sera, Nicola Gratteri ha definito senza senso e pericolose alcune serie tv. Secondo il magistrato, racconterebbero in modo fuorviante la mafia. Inevitabile non associare la critica a serie tv come Gomorra.
Gratteri ha puntualizzato: “Oltre a fare il magistrato, io sono seguito da migliaia di persone per le quali sono un modello ciò significa che devo stare attento a quello che dico e a quello che faccio. Se so che scrivendo un romanzo, una sceneggiatura o qualsiasi altra cosa posso nuocere al comportamento dei ragazzi quel prodotto non lo faccio altrimenti sono uno spregiudicato o un ingordo che voglio solo guadagnare soldi”.
Indubbiamente, i media hanno un potere fortissimo sulle persone e alcune volte i messaggi sono fuorvianti.
Le sale cinematografiche hanno sempre trattato il tema della mafia, e lo stesso vale per televisione e libri. Film come Il Padrino hanno fatto il giro del mondo perché capolavori artistici.
Forse occorre anche valutare se ciò che si vuole rappresentare o denunciare ha aderenza con la realtà.
Il rischio è di fare un prodotto commerciale sì di ottimo livello, ma totalmente inutile per il tipo di morale contenuto.
Forse Gratteri si riferisce a ciò che va oltre il prodotto commerciale, concentrandosi su gli effetti di riflesso dei media. I messaggi subliminali non sono riconosciuti dalla massa.
Annamaria Gnisci