Cultura della legalità e contrasto alla criminalità organizzata fondamentali per la giustizia
La sentenza del processo di secondo grado relativo all’omicidio di Giovanni Tersigni avvenuto a Crotone il 7 settembre 2019, ha visto la conferma della condanna a 20 anni di carcere per il killer Cosimo Berlingieri e altre cinque condanne, mentre un imputato è stato assolto. La Corte d’Appello di Catanzaro ha depositato le motivazioni della sentenza, precisando che Berlingieri ha sparato con l’intento di uccidere Tersigni. La volontà omicida emerge da vari fattori, come il numero di colpi esplosi, le parti del corpo colpite, la distanza ravvicinata e la posizione di inferiorità della vittima rispetto all’aggressore.
La sentenza conferma che il mandante del delitto, condannato a 11 anni e 4 mesi di reclusione, non aveva intenzione di uccidere Tersigni, ma di gambizzarlo a causa di dissidi legati allo spaccio di eroina nel centro storico di Crotone. Tuttavia, la Corte d’Appello ha stabilito che tutti gli imputati hanno agito con coscienza e volontà di causare alla vittima gravi lesioni come conseguenza della gambizzazione.
Questa vicenda mette in luce l’enorme problema dello spaccio di droga e delle organizzazioni criminali ad esso legate, che generano violenza e morte nelle comunità locali. Per contrastare efficacemente questo fenomeno, è necessario un forte impegno da parte delle istituzioni e della società civile nel promuovere politiche di prevenzione e contrasto del fenomeno, nonché di sostegno alle vittime e ai loro familiari.
Inoltre, occorre affrontare il problema della cultura della violenza presente in molte zone del nostro Paese, che porta le persone a risolvere i conflitti con l’uso della forza, mettendo in pericolo la vita degli altri. La cultura della legalità e della pacifica convivenza devono diventare i valori fondanti della nostra società, attraverso l’educazione e la formazione dei giovani e degli adulti.
Infine, è importante sottolineare l’importanza del ruolo delle istituzioni giudiziarie e delle forze dell’ordine nel contrastare la criminalità organizzata e garantire giustizia alle vittime. La sentenza della Corte d’Appello di Catanzaro rappresenta un passo importante in questa direzione, dimostrando che chi commette atti di violenza e omicidio deve rispondere davanti alla legge e subire le conseguenze delle proprie azioni.
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