Omicidio Todaro Giuseppe: notificata a Sestito Davide ordinanza di custodia cautelare in carcere

carabinieri

Nella mattinata odierna, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Catanzaro hanno notificato a Davide SESTITO classe 78, presso la casa circondariale di Catanzaro-Siano, l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Catanzaro su richiesta della locale D.D.A. per i reati di sequestro di persona e omicidio premeditato, aggravati dall’articolo 7 della legge 203/91.

Il SESTITO è gravemente indiziato di aver sequestrato e poi ucciso Giuseppe TODARO classe 81, in concorso con Maurizio TRIPODI classe 59, condannato in appello a venti anni di reclusione, Michele LENTINI classe 71, attualmente a giudizio davanti alla Corte d’Assise di Catanzaro per il quale il PM ha di recente chiesto l’ergastolo con isolamento diurno per un anno, e con i defunti Vittorio SIA e Agostino PROCOPIO.

L’omicidio TODARO trova collocazione in un ampio contesto ndranghetistico che vede la contrapposizione tra il sodalizio formatosi nella zona di Soverato, facente capo al gruppo Sia-Tripodi-Procopio, e quello storicamente operativo nel territorio di Guardavalle ma con l’influenza anche sul territorio del soveratese diretto e guidato da Vincenzo GALLACE, al quale anche la vittima con il padre TODARO Domenico facevano riferimento.

Le dinamiche delinquenziali sviluppatesi nella zona corrispondente alla fascia ionica della provincia di Catanzaro e al suo entroterra negli anni compresi tra il 2002 e l’attualità sono state influenzate dallo sviluppo turistico e commerciale nonché da opere pubbliche che hanno contribuito a scatenare il desiderio di dominio e profitto della malavita organizzata locale, caratterizzata, com’è noto, da connotazioni proprie della ‘ndrangheta. E’ in tale contesto che si scatenava una vera e propria guerra tra opposte consorterie di ‘ndrangheta. Solo nell’area del soveratese, in un breve arco temporale, avevano luogo i seguenti atti criminali: attentato alla vita di Vittorio SIA, omicidio di Vittorio SIA, omicidio di Agostino PROCOPIO, tentativo di omicidio di Fiorito PROCOPIO, tentato omicidio in danno di Antonio GULLA’, sequestro di persona e omicidio di Giuseppe TODARO, omicidio di Pietro CHIEFARI, omicidio dei fratelli Vito e Nicola GRATTA’, omicidio di Ferdinando ROMBOLA’.

Nella notte tra il 21 e il 22 dicembre 2009 si verificava la scomparsa di Giuseppe TODARO ed in relazione a tale evento i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Catanzaro e della Compagnia di Soverato davano inizio ad una serrata attività d’indagine in cui: venivano poste in essere varie operazioni di natura tecnico-intercettiva; venivano acquisiti i filmati relativi ai veicoli in transito in Soverato nella tarda serata del 21 dicembre 2009;venivano sentiti a sommarie informazioni testimoniali i familiari dello scomparso.

L’attività d’indagine svolta evidenziava numerosi elementi di responsabilità a carico dei defunti SIA Vittorio classe 59 e PROCOPIO Agostino classe 79, nonché di LENTINI Michele e TRIPODI Maurizio, in relazione alla scomparsa e alla successiva soppressione violenta di Giuseppe TODARO. I fatti riportati nell’informativa confluivano nel provvedimento di fermo di indiziato di delitto disposto dal P.M. Dott. Capomolla nell’ambito del procedimento penale nr. 6642/09 RGNR mod.21 e successivamente nella ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. di Catanzaro nei confronti, tra gli altri, di Fiorito PROCOPIO, Bruno PROCOPIO, Francesco PROCOPIO e Michele LENTINI, cd. indagine “SHOWDOWN”, attesa la sussistenza di gravame indiziario per il reato di cui all’art. 416 bis C.P.

In data 02.05.2012, a carico di diversi soggetti ritenuti esponenti della presunta cosca capeggiata dal summenzionato PROCOPIO Fiorito, l’Ufficio G.I.P. del Tribunale di Catanzaro emetteva ulteriore Ordinanza di Custodia Cautelare in Carcere avente n. 6642/2009 R.G.N.R. Mod. 21, n. 4121/2009 R.GIP. e n. 201/11 RMC, per il delitto di cui all’art. 416 bis c.p. Tra i destinatari del predetto provvedimento si annovera anche Davide SESTITO, ritenuto sodale ed organico alla compagine mafiosa che, tuttavia, riusciva a rendersi irreperibile sottraendosi volontariamente all’esecuzione del citato provvedimento restrittivo, motivo per cui – in data 17.05.2012 – il Tribunale di Catanzaro – Ufficio G.I.P. spiccava a suo carico la declaratoria dello stato di latitanza ex art. 296 c.p.p. Davide SESTITO, alle ore 23:40 del 15 febbraio 2013, dopo un’articolata attività investigativa svolta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Catanzaro, veniva tratto in arresto in Germania nella città di Saarbrücken, mentre tentava di ricongiungersi alla moglie e alla figlia che lo avevano raggiunto nella predetta località.

Le indagini appuravano che il movente della scomparsa del TODARO era da ricondurre al tentato omicidio avvenuto nella serata del 21 dicembre 2009 del defunto Vittorio SIA, il quale ordiva l’immediata reazione contro TODARO, ritenuto con Pietro CHIEFARI, che verrà assassinato il 16.01.2010, l’autore dell’agguato. Vittorio SIA si avvaleva della collaborazione di Michele LENTINI, di Maurizio TRIPODI, del defunto PROCOPIO Agostino e di SESTITO Davide, cognato di Giuseppe TODARO. L’attività investigativa, inoltre, veniva corroborata dalla collaborazione di Domenico TODARO e di Vincenzo TODARO (a partire dal 10 marzo 2010), successivamente da quella di BELNOME Antonino (sul finire dell’anno 2010), da quella di PROCOPIO Bruno (a partire dal dicembre 2011) e da quella di CRATAROLA Gianni. Le articolate indagini svolte da questa polizia giudiziaria nel p.p. 3517/2015 RGNR Mod 21, improntate – tra l’altro – a verificare l’esistenza di riscontri alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia PROCOPIO Bruno, figlio del capo cosca PROCOPIO Fiorito, CRETAROLA Gianni e BELNOME Antonino, hanno consentito l’acquisizione degli elementi probatori circa il coinvolgimento di SESTITO Davide nel sequestro di persona e omicidio di TODARO Giuseppe. La sera del 21 dicembre 2009, infatti, SESTITO Davide avrebbe attirato il cognato Giuseppe TODARO in una trappola mortale, invitandolo a salire a bordo del furgone FIAT Doblò bianco di Agostino PROCOPIO, mentre si accingeva a rincasare con la compagna. Da quel momento si perdono definitivamente le sue tracce.