Parla la mamma del giovane diciannovenne ucciso lo scorso anno per mano di un 57enne crotonese, vicino di casa della vittima che ha impugnato l’arma perché si sentiva spiato dalla famiglia del ragazzo.
L’uomo entrato nell’abitazione di Parretta ha esploso parecchi colpi di pistola che hanno colpito il giovane mentre tentava di proteggere la madre, la fidanzata ed i fratelli. L’uomo ha atteso le forze dell’ordine e si è consegnato, un soggetto – secondo quanto riferito dalla questura – con vari precedenti dalla rapina, alla detenzione di armi.
Una tragedia, quella che si è consumata e che ha distanza di tempo non smette di far riflettere. «Quel giorno, in tribunale, ho avuto tanta paura. Paura non del giudizio, ma della falsità» dichiara la madre del giovane che vede entrare in tribunale un uomo che entra in aula apparentemente malato, ma che afferma di non aver mai visto con collari e/o stampelle e «questa è la falsità che mi preoccupa, credo nella rieducazione, che sia fatta per mano dei professionisti».
Questo l’appello di una mamma che ha perso con suo figlio una parte di se stessa. A difendere la famiglia Villirillo, l’avvocato Jessica Tassone che da qualche mese ha lanciato una petizione popolare per la certezza dell’espiazione della pena. La perdita del figlio Giuseppe ha fatto maturare la voglia della madre di lottare anche per quanti, come lei, hanno perso un familiare, nel tentativo di garantire la certezza dell’espiazione della pena.
«Katia Villirillo ha una forza che poche hanno, sarà lei la testimonial del progetto Rete Dafne per sostenere le vittime di reato, per cercare di modificare la cultura nel nostro paese» concude l’avvocato Jessica Tassone.