Questa mattina è stata portata a termine l’operazione “Athena”, un’ampia indagine che ha condotto all’emissione di ben 68 misure cautelari. Questa operazione è stata il risultato di una vasta attività investigativa coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Catanzaro e condotta dai Carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza, dalla Squadra Mobile di Cosenza, dalla Squadra Mobile di Catanzaro e dal Servizio Centrale Operativo di Roma.
Al centro delle indagini è emersa la latitanza di Luigi Abbruzzese. L’attività investigativa si è sviluppata attraverso un intenso lavoro di indagine tradizionale, che ha compreso attività tecniche, servizi sul territorio e verifiche sul campo. Le indagini si sono concentrate sul traffico di stupefacenti, su diverse vicende estorsive e sulla ricostruzione della rete di supporto durante la precedente latitanza di Luigi Abbruzzese. Quest’ultimo è considerato un esponente di spicco dell’organizzazione di ‘ndrangheta radicata nell’area della Sibaritide.
L’inchiesta ha visto anche un’attività parallela di acquisizione e analisi delle dichiarazioni di vari collaboratori di giustizia. Allo stato attuale, gli approfondimenti investigativi hanno fornito gravi indizi sul funzionamento e l’operatività dell’organizzazione criminale di ‘ndrangheta stanziata a Cassano allo Jonio e nel comprensorio della Sibaritide, con collegamenti alla famiglia Abbruzzese di Lauropoli. Inoltre, sono stati identificati la struttura e il modus operandi di un’associazione a delinquere specializzata nel traffico e nello spaccio di sostanze stupefacenti, operante sotto l’egida dello stesso sodalizio di ‘ndrangheta. Tale associazione era responsabile della gestione delle piazze di spaccio e della suddivisione dei ruoli all’interno del clan.
Un aspetto rilevante dell’inchiesta riguarda il coinvolgimento degli imprenditori dell’area della Sibaritide. Infatti, sono emerse diverse attività illecite poste in essere dagli indagati, i quali ricoprivano un ruolo di rilievo nell’operatività attuale dell’organizzazione criminale di tipo ‘ndranghetista.
Le azioni illegali riguardavano una serie di reati, tra cui numerosi casi di estorsione tentata e consumata, anche mediante atti di danneggiamento seguiti da incendio, commessi ai danni di imprenditori operanti nei settori del turismo, dell’edilizia e dell’agricoltura.
Altri reati contestati comprendevano l’usura, con l’aggravante dell’estorsione per il recupero dei crediti, la violenza privata, reati in materia di armi, furto aggravato, ricettazione, riciclaggio, favoreggiamento personale e reale, possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi, intestazione fittizia di beni in relazione ad attività imprenditoriali legate al mercato ortofrutticolo, nonché detenzione e cessione di sostanze stupefacenti come marijuana, eroina e cocaina. Tutti questi reati sono aggravati dall’utilizzo del metodo mafioso e/o dalle finalità di agevolazione mafiosa.
Nell’ordinanza cautelare emessa nei confronti degli indagati coinvolti, sono stati ritenuti gravi indizi di colpevolezza relativamente ai vari reati contestati. In particolare, sono state evidenziate numerose situazioni di estorsione tentata e consumata ai danni degli imprenditori operanti nella Sibaritide, nonché il coinvolgimento degli indagati nell’usura e nell’estorsione per il recupero dei crediti. Inoltre, sono state individuate prove di violenza privata, reati legati alle armi, furto aggravato, ricettazione, riciclaggio, favoreggiamento personale e reale, falsificazione di documenti di identificazione, nonché l’intestazione fittizia di beni in relazione alle attività imprenditoriali nel settore ortofrutticolo. Da non trascurare anche il coinvolgimento nella detenzione e nella vendita di sostanze stupefacenti di vario genere.
L’operazione “Athena” rappresenta un importante passo avanti nella lotta contro la ‘ndrangheta e dimostra l’impegno delle autorità nel contrastare le attività criminali che minano la legalità e la sicurezza nella regione. Gli arresti effettuati e le misure cautelari emesse contribuiranno a smantellare l’organizzazione criminale coinvolta, sottraendola dalla sua capacità di nuocere e mettendo fine alle attività illecite condotte ai danni degli imprenditori locali.