La Corte di Appello di Catanzaro – Terza sezione penale – ha recentemente accolto le richieste degli avvocati Stefano Nimpo, Enzo De Caro e Piero Mancuso per revocare la misura coercitiva dell’obbligo di dimora nei confronti di Antonio e Daniele Lobello. Questa decisione è stata presa dopo che i fratelli Lobello hanno ricevuto una congrua riduzione di pena in relazione al processo di appello che riguardava l’inchiesta “Coccodrillo”. Pertanto, adesso i fratelli Lobello sono completamente liberi da qualsiasi misura restrittiva nei loro confronti.
L’OPERAZIONE COCCODRILLO
Tale operazione ha portato all’ordinanza del GIP di Catanzaro che ha disposto la misura cautelare custodiale nei confronti di sette persone (una in carcere e sei agli arresti domiciliari) e la misura cautelare interdittiva nei confronti di altri tre indagati. Inoltre, sono stati sequestrati beni per un valore stimato di oltre 50 milioni di euro.
L’inchiesta, condotta dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria/GICO della Guardia di Finanza di Catanzaro e diretta dalla Procura Distrettuale di Catanzaro, ha evidenziato un grave quadro indiziario a carico degli imprenditori catanzaresi Lobello Antonio, Lobello Giuseppe e Lobello Daniele. Questi sono stati accusati di plurimi reati di intestazione fittizia di beni, realizzati attraverso un sistema di società formalmente intestate a terzi, ma di fatto controllate e gestite dagli stessi imprenditori.
Gli imputati sono stati accusati, a vario titolo, dei reati di concorso esterno in associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio, autoriciclaggio, favoreggiamento reale ed estorsione.
Grazie a questa operazione, sono state scoperte dinamiche in cui il gruppo imprenditoriale aveva violato i diritti dei lavoratori all’interno dell’azienda, utilizzando il proprio monopolio sul mercato e la protezione della cosca sul territorio.