L’oscura connessione tra rifiuti e ‘Ndrangheta
La recente inchiesta condotta a Catanzaro sulla presenza della criminalità organizzata nel territorio del Lecchese ha scosso profondamente la comunità locale. I risultati dell’indagine, che ha svelato l’infiltrazione della mafia all’interno di Silea, l’azienda municipalizzata responsabile della gestione dei rifiuti nella provincia di Lecco, hanno suscitato reazioni di sconcerto e preoccupazione tra i cittadini e gli osservatori legali.
Silea e la ‘Ndrangheta: la verità emergente dall’Operazione Karphatos
Secondo le parole del procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, Nicola Gratteri, Silea è stata trasformata in una “succursale al Nord delle cosche calabresi.” Questa affermazione esplicita riflette il grave livello di radicamento della criminalità organizzata all’interno dell’azienda, come emerge dai documenti dell’ultima vasta operazione antimafia denominata Karphatos. Tra i 52 indagati a vario titolo, spicca il nome di Beniamino Bianco, un dipendente che ha prestato servizio presso la società di gestione dei rifiuti dal 1995 al 2021. Durante questo periodo, Bianco ha ricoperto il ruolo di responsabile commerciale e tecnico, nonché rappresentante legale dell’azienda, sebbene quest’ultima abbia successivamente negato quest’ultima qualifica.
Quello che è stato accertato è che grazie a Bianco, almeno quattro individui legati alla ‘ndrangheta o affiliati ad essa sono stati reclutati in seno a Silea. È fondamentale sottolineare che tra questi quattro individui non figura né Danilo Monti, reo confesso di un omicidio commesso nel 1995 e noto ex compagno di Giuseppina Giusy Trovato, nipote 38enne del boss della ‘ndrangheta Franco Coco Trovato, né Vincenzio Enzo Marchio, nonostante le affermazioni degli inquirenti che lo indicano come assunto dal 18 giugno 2018.
Appello alla legalità: Fumagalli chiede azioni concrete
Questi fatti hanno scatenato un’ondata di interrogativi e preoccupazioni all’interno della comunità locale. Il presidente del Circolo Ambiente Ilaria Alpi, Roberto Fumagalli, ha sollevato importanti questioni riguardo al silenzio che sembra avvolgere la situazione. Si chiede perché la società Silea e i sindaci locali non abbiano rilasciato dichiarazioni pubbliche in merito. La penetrazione delle mafie nel territorio del Lecchese è ormai un dato di fatto, ma ciò che preoccupa maggiormente è che questa infiltrazione sembra avvenire nell’ombra, in un clima di omertà politica.
Fumagalli è convinto che siano necessarie azioni concrete da parte della società civile, della politica e delle istituzioni per contrastare questa presenza mafiosa. Non si tratta solo di una semplice infiltrazione, ma di un vero e proprio radicamento criminale che mette a repentaglio la legalità e la sicurezza del territorio. Tuttavia, finora, non si è udita alcuna voce che si levi a difesa della legalità in modo chiaro e deciso.
La dichiarazione di Silea
L’unica dichiarazione giunta finora da parte di Silea è stata la seguente: “Ribadiamo di aver sempre agito nell’interesse dei Comuni soci e di tutta la comunità, nella consapevolezza del ruolo di società pubblica al servizio del territorio.” Tuttavia, di fronte a un problema così serio e diffuso come l’infiltrazione della ‘Ndrangheta al nord, i cittadini e le istituzioni attendono una risposta più decisa e un impegno concreto per affrontare questa minaccia alla legalità e alla sicurezza nella provincia di Lecco.