CORIGLIANO-ROSSANO (CS), 28 FEB 2021 – Il Tribunale di Crotone, presieduto dal giudice Massimo Forciniti, condividendo le tesi prospettate dai difensori avvocati Ettore Zagarese e Roberto Laghi, del foro di Castrovillari, ha pronunciato una sentenza di proscioglimento nei confronti del noto imprenditore cariatese Leonardo Rispoli, coinvolto nell’operazione “Stige”.
Il tribunale ha quindi disatteso le richieste del pubblico ministero della Procura di Catanzaro, Domenico Guarascio, che aveva avanzato una richiesta di condanna per 15 anni di reclusione.
Importante la formula di proscioglimento utilizzata dai Giudici nei riguardi di Rispoli: non commissione del delitto di associazione a delinquere di stampo mafioso e inesistenza del delitto di estorsione aggravata dal metodo mafioso il che, specie con riferimento al secondo capo di imputazione, mina alla radice la fondatezza delle fonti di accusa a suo carico.
L’imprenditore era rimasto coinvolto nell’operazione STIGE partita il 9 gennaio 2018 con la notifica di 131 ordinanze di custodia cautelare in carcere e 39 agli arresti domiciliari. Rispoli fu arrestato e tradotto nella Casa Circondariale di Cosenza. Rispoli era stato accusato di controllare, per conto della cosca cirotana Farao-Marincola, il porto di Cariati. Da queste accuse Rispoli si era sempre professato innocente e per mezzo degli avvocati Ettore Zagarese e Roberto Laghi aveva indicato una serie di elementi a suo favore che ne avevano dapprima determinato l’annullamento della misura cautelare in carcere dalla Cassazione ed ora la sua assoluzione da tutte le imputazioni.
Operazione Stige
Coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e condotta dai carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Crotone l’operazione Stige nel 2018, svelò gli intrecci tra la cosca Marincola Farao di Cirò, la politica e l’economia del territorio cirotano. Al centro delle indagini le attività criminali della cosca Farao-Marincola di Cirò, una delle più potenti in Calabria, attiva soprattutto nelle estorsioni e nel traffico di droga con ramificazioni anche in Emilia Romagna, Veneto, Lazio, Lombardia, e in Germania (in particolare – come accertato grazie alla collaborazione con la polizia tedesca – nei länder dell’Assia e del Baden-Württemberg).
I reati contestati
L’inchiesta coordinata dal Procuratore Nicola Gratteri, dall’aggiunto Vincenzo Luberto e dai sostituti Domenico Guarascio, Alessandro Prontera e Fabiana Rapino, ha contestato ai 169 indagati i reati di associazione di tipo mafioso, tentato omicidio, estorsione, autoriciclaggio, porto e detenzione illegale di armi e munizioni, intestazione fittizia di beni, procurata inosservanza di pena e illecita concorrenza con minaccia aggravata dal metodo mafioso.
Arresti “eccellenti”
Tra le persone coinvolte nell’inchiesta ci furono diversi sindaci e amministratori locali.