E’ arrivato alle 10.20 di oggi all’aeroporto di Milano Malpensa da Santo Domingo, scortato dal Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia, il latitante di ‘ndrangheta BIART Marc Feren Claude, nato a Roma il 5.08.1967, che è stato arrestato appena toccato il suolo nazionale.
Si tratta di un nuovo importante risultato del Progetto I – CAN (Interpol Cooperation Against ‘Ndrangheta), promosso dalla Direzione centrale della polizia criminale, guidata dal Prefetto Vittorio Rizzi, insieme ad Interpol, che è la più grande agenzia di cooperazione multilaterale di polizia a cui aderiscono 194 Paesi del mondo.
Il latitante BIART è stato fermato mercoledì scorso, 24 marzo, nella città di Boca Chica grazie alla minuziosa attività di ricerca su fonti aperte del pool interforze di I CAN – dove lavora Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri e Guardia di Finanza – con la collaborazione dell’Interpol della Repubblica Dominicana ed il lavoro dell’Esperto per la sicurezza italiano a Santo Domingo: su di lui gravava un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nel 2014 dal G.I.P. del Tribunale di Reggio Calabria, nell’ambito dell’Operazione “MAUSER” per associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti in favore del clan CACCIOLA di Rosarno (RC), a seguito dell’operazione seguita dal Reparto Operativo Nucleo Investigativo dell’Arma dei Carabinieri di Reggio Calabria, sotto l’egida della Direzione Distrettuale di Reggio Calabria diretta dal Procuratore della Repubblica Giovanni Bombardieri.
A Boca Chica, BIART era conosciuto semplicemente come Marc: di carattere schivo, molto accorto nei movimenti e nelle frequentazioni, per molti, e soprattutto per la numerosa comunità italiana presente in quella località turistica (vicina alla capitale Santo Domingo), ero uno straniero. Proprio queste sue cautele hanno fatto sì che una volta arrivato in Repubblica Dominicana, oltre 5 anni fa dal Costa Rica, rimanesse un fantasma per chi lo cercava. A Boca Chica aveva però creato, insieme alla moglie, un sito di cucina italiana su YouTube, dove venivano postati numerosi video di ricette in cui era presente un uomo, mai ripreso in volto. L’amore per la cucina italiana ha consentito di seguirne le tracce lasciate sul web e sui social, mentre quella per i tatuaggi di riconoscere nel latitante quel cuoco inquadrato nei video ma sempre senza volto