Politici, avvocati e boss: le richieste di condanna nel Processo ‘Maestrale’

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Processo “Maestrale”: richieste 86 condanne per cosche, dirigenti, avvocati e politici

Nel corso del processo “Maestrale” in Calabria, la Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) ha avanzato richieste di condanna per un totale di 86 imputati, che comprendono esponenti delle cosche locali, dirigenti, avvocati ed anche esponenti politici. Il processo coinvolge 91 imputati, e la requisitoria della DDA, relativa a coloro che hanno optato per il rito abbreviato, ha proposto pene che si avvicinano a un totale di quasi 900 anni di reclusione.

La DDA di Catanzaro, guidata dai pubblici ministeri Antonio De Bernardo, Annamaria Frustaci, Antonio Buzzelli e Irene Crea, ha sollevato richieste di condanna che vanno dall’ergastolo fino a due anni di reclusione. Quattro imputati sono stati invece assolti, mentre per un partecipante il non doversi procedere è stato invocato.

In particolare, la richiesta di ergastolo è stata avanzata per Domenico Polito, noto anche come “Ciota”, 50 anni, accusato di associazione mafiosa e considerato uno dei principali esponenti della ‘ndrangheta vibonese. Polito è accusato anche di quattro casi di estorsione, reati legati al possesso illegale di armi e, soprattutto, di essere stato coinvolto nell’omicidio di Angelo Antonio Corigliano, avvenuto a Mileto il 19 agosto 2013 come atto di vendetta per l’uccisione di Giuseppe Mesiano.

Per il suddetto omicidio, la DDA ha richiesto una pena di 30 anni di reclusione anche per Antonio Massimiliano Varone, conosciuto come “U cagnolu”, accusato di aver presidiato i luoghi scelti per l’agguato.

Tra gli altri imputati, le richieste di condanna includono sei anni di reclusione per l’ex direttore generale del dipartimento Turismo della Regione Calabria, Pasquale Anastasi, accusato di traffico di influenze illecite aggravato dalla presunta connessione con la criminalità organizzata; sei anni anche per l’ex presidente della Provincia di Vibo Andrea Niglia, accusato di truffa aggravata dall’influenza mafiosa; sei anni per il sindacalista Gianfranco La Torre, accusato di tentata estorsione aggravata; otto anni per l’avvocato del foro di Vibo, Giacomo Franzoni, accusato di tentata estorsione aggravata, e per l’avvocato del foro di Vibo Francesco Sabatino, accusato di uso di atto falso aggravato dall’associazione con il metodo mafioso.

Il processo “Maestrale” continua a gettare luce su una vasta rete di presunte connivenze tra criminalità organizzata, figure istituzionali e professionisti legali, rimarcando la necessità di un costante impegno nella lotta alla mafia e alla corruzione in Calabria.