Fermato un paziente con precedenti, aveva rancori verso la psichiatra
Una terribile notizia ha colpito la città di Pisa: la psichiatra Barbara Capovani è stata aggredita e ha subito lesioni cerebrali così gravi da portare alla morte cerebrale, accertata dopo la conclusione della procedura di accertamento presso l’Azienda ospedaliero-universitaria pisana. La dottoressa, di 55 anni, è stata aggredita all’esterno dell’ospedale Santa Chiara da Gianluca Paul Seung, un suo paziente di 35 anni con precedenti per comportamenti violenti e un recente arresto per aggressione in tribunale a Lucca.
Secondo quanto emerso dalle indagini, l’uomo avrebbe nutrito dei forti rancori nei confronti della dottoressa, che lo aveva in cura nel 2019, e aveva tentato l’agguato già dal giorno precedente, ma senza successo. La premeditazione dell’aggressione è stata contestata dagli investigatori, e l’uomo è stato arrestato con l’accusa di tentato omicidio premeditato, reato che verrà probabilmente riformulato in omicidio premeditato a seguito della morte cerebrale della vittima.
Seung si è definito “uno sciamano” sui suoi profili social, dove si trovano anche post contenenti tesi complottiste che spaziano dalla guerra in Ucraina alla massoneria, dalla Chiesa a questioni più prettamente locali che riguardano soprattutto Lucca e Viareggio. Molti anche i messaggi a tema psichiatrico.
La notizia ha scosso la comunità medica e scientifica, ma ha anche sollevato questioni importanti sulla sicurezza degli operatori sanitari che, spesso, lavorano in condizioni difficili e sono esposti a rischi di questo tipo. La psichiatria è una delle specializzazioni mediche più delicate, e gli operatori del settore si trovano spesso a dover gestire pazienti con problemi psichiatrici che possono essere potenzialmente pericolosi.
Il caso della dottoressa Capovani dimostra l’importanza di prevenire e gestire le situazioni di rischio per gli operatori sanitari, fornendo loro gli strumenti necessari per lavorare in sicurezza e garantendo loro il sostegno e la protezione necessari in caso di situazioni di pericolo. Inoltre, è fondamentale sensibilizzare l’opinione pubblica sulla gravità di queste situazioni e sul rispetto e la tutela dei professionisti della salute mentale.
In ogni caso, la morte cerebrale della dottoressa Capovani rappresenta una grave perdita per la comunità scientifica e per la società nel suo complesso. La sua scelta di donare gli organi è un gesto di grande generosità che ci ricorda l’importanza della solidarietà e dell’empatia in un momento così difficile.
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