Reggio Calabria, ‘ndrangheta: sequestrato patrimonio per 1,6 mln di euro

Guardia di finanza Reggio Calabria
Guardia di finanza Reggio Calabria

Sequestrato patrimonio del valore di 1,6 milioni di euro a Reggio Calabria: operazione contro la ‘ndrangheta coordinata dalla DDA di Roma e Reggio Calabria

REGGIO CALABRIA, 25 OTT 2018 – In queste ore, una vasta operazione contro la ‘ndrangheta ha portato al sequestro di beni per un valore complessivo di circa 1.600.000 euro. L’operazione, condotta dai militari del Comando Provinciale di Reggio Calabria e del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (SCICO) di Roma, è stata coordinata dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Reggio Calabria, sotto la direzione del Procuratore Giovanni Bombardieri.

I provvedimenti di sequestro di ‘ndrangheta

I provvedimenti di sequestro sono stati emessi dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria su richiesta del Procuratore Aggiunto Calogero Gaetano Paci e del Sostituto Procuratore Francesco Ponzetta. Questi provvedimenti dispongono l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale nei confronti di beni immobili e rapporti finanziari, riconducibili a Domenico Chilà, nato nel 1941, al defunto Giovanni Alampi, nato nel 1946, e ai loro rispettivi nuclei familiari. Il patrimonio sequestrato include nove unità immobiliari, due terreni, quote di fabbricati e diverse disponibilità finanziarie.

Il contesto investigativo

Le figure di Domenico Chilà e Giovanni Alampi erano già emerse durante le indagini nell’ambito del procedimento penale n. 1389/08 R.G.N.R. D.D.A., noto come operazione “Crimine”. Nell’ambito di questa operazione, nel 2010 entrambi furono arrestati con l’accusa di associazione per delinquere di tipo mafioso, ai sensi dell’articolo 416 bis del codice penale. Secondo gli inquirenti, Chilà e Alampi erano affiliati alla “locale” di ‘ndrangheta attiva nelle frazioni di Trunca e Allai, nel capoluogo reggino.

Le condanne

Nel 2012, il G.U.P. del Tribunale di Reggio Calabria ha emesso le condanne: Domenico Chilà è stato condannato a 4 anni e 8 mesi di reclusione, sentenza confermata dalla Corte di Cassazione, poiché ritenuto appartenente alla “locale di Trunca” con la dote di “sgarro”, la più alta carica della Società Minore. Giovanni Alampi, invece, è stato condannato a 6 anni di reclusione, pena rideterminata dalla Suprema Corte, poiché considerato esponente di vertice della stessa “locale di Trunca”.

Le indagini patrimoniali

Le indagini patrimoniali, condotte dal G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Reggio Calabria e dal Servizio Centrale I.C.O. della Guardia di Finanza, si sono concentrate sulla ricostruzione delle transazioni economiche e finanziarie effettuate negli ultimi trent’anni dai due proposti e dalle loro famiglie. Attraverso un’attenta analisi dei flussi finanziari e delle operazioni immobiliari, gli investigatori sono riusciti a individuare patrimoni e risorse acquisite in modo sproporzionato rispetto alle capacità reddituali dichiarate dai due soggetti.

La valutazione della pericolosità sociale

I Reparti investigativi hanno inoltre esaminato le condotte delittuose, le frequentazioni, i legami parentali e i precedenti giudiziari dei proposti. Tutti questi elementi sono stati considerati fondamentali per la formulazione del giudizio prognostico sulla pericolosità sociale “qualificata”, richiesto dalla normativa antimafia, a carico di Chilà e Alampi.

Alla luce delle prove raccolte, il Tribunale di Reggio Calabria ha accolto la richiesta della DDA, disponendo il sequestro del patrimonio riconducibile a Domenico Chilà e al suo nucleo familiare, nonché agli eredi di Giovanni Alampi. L’operazione rappresenta un importante passo nella lotta alla ‘ndrangheta e al contrasto delle attività economiche illecite legate alle organizzazioni mafiose.

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