Il pentimento di Roberto Porcaro ha rappresentato il colpo di grazia inflitto dalla Dda di Catanzaro alle cosche cosentine, almeno dal punto di vista investigativo. L’ex boss del clan “Lanzino” ha fornito una collaborazione che ha permesso di far saltare il banco all’interno della ‘ndrangheta di Cosenza. Porcaro, infatti, non è un pentito qualsiasi. Anche Franco Bruzzese, già boss degli “zingari” di Cosenza, non può essere paragonato a lui. Per comprendere la portata della collaborazione di Porcaro, occorre risalire nel tempo fino a Franco Pino, uno dei capi assoluti della città di Cosenza.
Porcaro, nel corso degli anni, ha avuto un’evoluzione criminale senza precedenti. Non è mai stato condannato per associazione mafiosa, il che gli ha permesso di costruire relazioni e alleanze nel mondo criminale. Prima dell’operazione “Testa di Serpente”, la Dda di Catanzaro aveva tentato di incastrarlo per l’omicidio di Luca Bruni, ma Porcaro era stato assolto in via definitiva. Successivamente, i pm antimafia hanno ritenuto che Porcaro fosse il mandante dell’omicidio di Giuseppe Ruffolo, avvenuto nel settembre del 2011 a Cosenza. Questo fatto è stato la chiave d’ingresso che ha convinto la Dda di Catanzaro ad ascoltare Porcaro.
Porcaro ha deciso di collaborare con la giustizia da quasi un mese, ma i suoi familiari non hanno seguito il suo esempio. Tuttavia, lui non ha avuto tentennamenti. Prima di “saltare il fosso”, aveva chiesto e ottenuto di farsi operare. È probabile che i primi contatti con i magistrati siano avvenuti in questa occasione, visto che l’intervento chirurgico sarebbe avvenuto in Calabria, nonostante fosse recluso nel carcere di Voghera. Porcaro collabora non solo con la Dda di Catanzaro, ma anche con quella di Reggio Calabria.
La Dda di Catanzaro è convinta che l’omicidio di Ruffolo sia maturato in un contesto mafioso. Porcaro ha già riferito sulla vicenda e ha dato la sua versione, che verosimilmente non si discosta molto dall’impianto accusatorio della Dda di Catanzaro. Saranno decisive, ai fini della credibilità e genuinità del narrato, le chiamate in corrispondenza. Nella prima inchiesta era coinvolto anche Antonio Illuminato, la cui posizione era stata messa in stand-by per la mancanza di chiari indizi di colpevolezza.
Porcaro si è anche accusato dell’omicidio di Luca Bruni, ma ormai non potrà essere più condannato per questo crimine. La revisione del processo vale soltanto in presenza di una condanna, e nel caso di Porcaro si tratta di un’assoluzione. Le dichiarazioni sulla vicenda Bruni serviranno tuttavia ad avere un quadro della situazione molto più completo