Sequestrati patrimoni illeciti collegati alla ‘Ndrangheta negli appalti pubblici, coinvolgendo aziende, immobili e quote societarie in una vasta operazione anticorruzione tra Calabria e Lombardia
REGGIO CALABRIA, 6 GIU 2024 – La Guardia di Finanza di Reggio Calabria e il Servizio Centrale Investigativo sulla Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.) hanno messo in atto un’imponente operazione finalizzata al sequestro di beni dal valore stimato di 6,5 milioni di euro, coinvolgendo sia la regione calabrese che quella lombarda. L’azione, coordinata dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria sotto la guida del Procuratore Giovanni Bombardieri, ha visto il coinvolgimento delle forze dell’ordine in un’indagine di vasta portata, volta a contrastare il tentativo di infiltrazione della ‘ndrangheta negli appalti pubblici.
Il bersaglio dell’operazione è stato individuato in un imprenditore reggino sospettato di essere il principale riferimento economico di storiche cellule della ‘ndrangheta, garantendo loro l’accesso ai proventi degli appalti pubblici.
La figura di questo imprenditore era emersa durante l’operazione “Inter Nos”, condotta dalla Polizia Economico Finanziaria di Reggio Calabria e dallo S.C.I.C.O., volta a contrastare l’infiltrazione della ‘ndrangheta negli appalti pubblici. Tale operazione si è conclusa con l’esecuzione di provvedimenti cautelari nei confronti di 18 individui e con il sequestro di beni per oltre 12 milioni di euro.
Il sospettato, al momento sotto processo per vari reati tra cui associazione di stampo mafioso e associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e alla turbativa degli appalti pubblici, avrebbe gestito, insieme ad altri imprenditori, un sistema corruttivo che gli avrebbe permesso di ottenere l’appalto per i servizi di pulizia e sanificazione presso strutture sanitarie per oltre vent’anni.
Questo sistema avrebbe coinvolto funzionari pubblici corrotti e famiglie legate alla ‘ndrangheta, con contributi finanziari da parte degli imprenditori per mantenere attivo il meccanismo corruttivo.
In base alle indagini condotte, la Procura Antimafia ha incaricato la Polizia Economica Finanziaria di Reggio Calabria di condurre ulteriori indagini economiche e patrimoniali per applicare misure preventive nei confronti dell’imprenditore coinvolto.
Le indagini hanno rivelato un patrimonio sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati dell’imprenditore, portando alla decisione della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria di emettere un provvedimento di sequestro di beni, comprendente due aziende attive nei settori della pulizia e dell’immobiliare, quote societarie, immobili, autoveicoli e conti bancari, per un valore totale di circa 6,5 milioni di euro.
Sequestro beni a imprenditore reggino, 18 arresti: svelato sistema criminoso della ‘Ndrangheta negli appalti dell’ASP
Un vasto giro di corruzione finalizzato all’ottenimento degli appalti per le pulizie degli ambulatori dell’ASP di Reggio Calabria ha portato all’arresto di 18 persone. Tra gli arrestati figura un imprenditore reggino, ritenuto il principale referente di storiche articolazioni territoriali della ‘ndrangheta. L’imprenditore è sospettato di aver assicurato alle cosche mafiose la possibilità di ottenere i proventi derivanti dagli appalti pubblici, attraverso un sistema criminoso ben organizzato e durato diversi anni.
La figura dell’imprenditore è emersa nell’ambito dell’operazione “Inter Nos”, condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Reggio Calabria e dallo S.C.I.C.O., mirata a contrastare l’infiltrazione della ‘ndrangheta negli appalti pubblici. L’imprenditore, attualmente sotto processo, è stato rinviato a giudizio per associazione di stampo mafioso e associazione per delinquere, finalizzata alla corruzione, turbativa d’asta e altri reati contro la pubblica amministrazione.
Le indagini hanno rivelato un sofisticato sistema corruttivo che ha permesso all’impresa riconducibile all’imprenditore di operare indisturbata nel settore delle pulizie all’ASP, con il sostegno della ‘ndrangheta. Il sistema coinvolgeva altri imprenditori e funzionari pubblici corrotti, anche questi ultimi arrestati nell’ambito dell’operazione “Inter Nos”. Grazie a pratiche corruttive e turbative d’asta, l’imprenditore è riuscito per oltre vent’anni a ottenere l’appalto pubblico dei servizi di pulizia e sanificazione presso le strutture sanitarie dell’ASP di Reggio Calabria.
Per mantenere attivo il sistema corruttivo, era stata costituita una cassa comune in cui ogni imprenditore versava una quota, proporzionale alla propria forza economica. Questi fondi erano destinati a corrompere i funzionari pubblici e a pagare le famiglie di ‘ndrangheta coinvolte.
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