REGGIO CALABRIA, 5 APR 2020 – È stato un video postato sulla rete a scatenare la rabbia che ha condotto Domenico Nasone – già noto all’Arma – a sparare nei confronti di un 45enne di Scilla, nella tarda serata del 3 aprile, a due passi dalla centrale Piazza San Rocco, nel silenzio che accompagna, in questo periodo, anche i luoghi tradizionalmente più popolari e animati delle nostra città.
Un breve filmato, apparentemente uguale ai tanti che circolano sul web in questi giorni di chiusura forzata nelle nostre case, che riprende i numerosi controlli delle forze dell’ordine, finalizzate a verificare il rispetto delle normative in materia di contenimento epidemiologico.
L’ignaro uomo, un impiegato del centro della costa viola, ne aveva però immortalato un congiunto, un impiegato pubblico, in questo momento in astensione lavorativa per malattia, mentre veniva sottoposto a controllo di polizia.
Sarà stata la paura di ripercussioni per la possibile violazione del riposo domiciliare, insofferenza per quel video o, sullo sfondo, mancato rispetto per un cognome parecchio noto, fatto sta che l’uomo decide istintivamente di dar luogo ad una vera e propria spedizione punitiva.
Egli, originario di Scilla ma residente a Reggio Calabria, accompagnato da Augusto Lippi – 43enne anch’egli noto alle forze dell’ordine – si recava nel comune di origine direttamente presso l’abitazione dell’autore della pubblicazione, il quale apriva loro la propria porta di casa.
I due, a quel punto, tentavano di estorcere 2.000 euro quale “risarcimento” del torto subito e, ottenuto un rifiuto, Nasone esplodeva 4 colpi di pistola, attingendo la vittima con 1 colpo alle gambe, mentre il complice ostacolava il tentativo del malcapitato di ripararsi dietro il portoncino di ingresso.
Al termine dell’azione ritorsiva entrambi si dileguavano a piedi, tornando alla propria autovettura, parcheggiata nelle vicinanze.
Di qua scattano le indagini dei carabinieri, fatte di rilievi sul posto, raccolta delle testimonianze, collazione di dati informativi e, una volta individuate le identità dei probabili autori, una serrata ricerca condotta sia sul capoluogo che nel comune ingresso settentrionale dello Stretto.
Una caccia guidata dai militari della Stazione di Scilla, perfetti conoscitori della rete relazionale della propria popolazione, supportati dalle unità del Comando Provinciale di Reggio Calabria specializzate nelle investigazioni scientifiche e negli interventi risolutivi in situazioni critiche.
Le ricerche incessanti e perquisizioni a tappeto nel cuore della notte in tutto il comprensorio reggino conducevano al felice epilogo nel pomeriggio di ieri: uno dei due si presentava presso la Stazione Carabinieri di Scilla, mentre l’altro veniva rintracciato a Scilla, da dover era mancato per tutto il tempo trascorso.
I due, tratti in arresto dai militari dell’Arma, dovranno rispondere di tentato omicidio ed estorsione, nonché di porto abusivo di arma da fuoco.
Le indagini sono ancora incorso per delineare completamente il quadro probatorio di un’azione tanto fulminea: gli accertamenti condotti hanno evidenziato che in meno di mezz’ora i due indagati (ora ristretti presso il penitenziario di Arghillà) hanno sparato all’uomo e sono ritornati a Reggio Calabria.
Naturalmente sarà approfondito anche la posizione del congiunto, la cui passeggiata fuori casa durante la malattia è divenuta un vero e proprio casus belli, risolto in maniera rusticana.
Il ferito, fortunatamente in buona salute, ricevute le cure del caso presso l’ospedale di Reggio Calabria, ha potuto far rientro al proprio domicilio.