Badolato tra luce e ombra: l’approccio del nuovo inviato Michele Macrì di Striscia la Notizia alla realtà locale
CATANZARO, 6 FEB 2025 – Il 4 febbraio, il popolare programma televisivo Striscia la Notizia, capitanato da Antonio Ricci, è approdato a Badolato, un piccolo comune calabrese recentemente al centro delle cronache per un’operazione di polizia che ha coinvolto la politica locale e presunti esponenti delle cosche di ‘ndrangheta (leggi: Catanzaro: sotto attacco il boss Gallace e la sua rete). A guidare la troupe è stato Michele Macrì, nuovo inviato del programma, il quale ha documentato la situazione con il metodo “metro anti-‘ndrangheta” (VIDEO).
Quella che doveva essere una semplice indagine giornalistica si è però trasformata in un episodio carico di tensione e ostilità. Non tutti, infatti, hanno accolto positivamente la presenza dei giornalisti. In particolare, alcuni dipendenti comunali hanno dimostrato un atteggiamento tutt’altro che ospitale, arrivando a sbattere la porta in faccia ai cronisti e a minacciare di chiamare le forze dell’ordine se non fossero andati via.
L’escalation di tensione ha visto protagonista un politico locale che, in un momento di forte impasse, ha risposto in modo aggressivo: “Te lo faccio inghiottire questo microfono”, mentre cercava di allontanare il giornalista Michele Macrì. Inoltre, il politico ha minacciato di chiamare il collega giornalista Moreno Morello, storico inviato di Striscia la Notizia, se Macrì avesse continuato a disturbarlo.
Ma cosa c’è dietro questa reazione? La comunità di Badolato è stata scossa da un’inchiesta che ha visto finire agli arresti domiciliari alcuni politici locali, accusati di connivenza con la ‘ndrangheta. E mentre qualche residente ha cercato minimizzare la questione, affermando che “la ‘ndrangheta non esiste” e che tutti sono legati da rapporti di amicizia, la realtà è ben diversa.
L’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, infatti, ha messo in luce presunti legami tra politica locale e cosche mafiose, sollevando interrogativi sulla trasparenza delle istituzioni comunali e sulla capacità di Badolato di prendere una netta posizione contro la criminalità organizzata. È proprio questo il cuore del dibattito che divide i cittadini: è possibile, o addirittura auspicabile, che una piccola realtà come Badolato possa davvero liberarsi dalle ombre della ‘ndrangheta, o il legame con la criminalità è troppo radicato per essere estirpato facilmente?
Nonostante l’atteggiamento ostile di alcuni, è importante sottolineare che la stragrande maggioranza dei cittadini di Badolato, così come dei calabresi in generale, è composta da persone oneste che prendono le distanze dalla ‘ndrangheta e si oppongono fermamente a ogni forma di complicità mafiosa. La questione, quindi, non è solo quella di condannare chi ha sbagliato, ma anche di rafforzare la cultura della legalità e della trasparenza nelle istituzioni, affinché episodi del genere non si ripetano più.
La storia di Badolato, purtroppo, è solo una delle tante vicende che legano la Calabria alla lotta contro la ‘ndrangheta. Ogni giorno, però, nuovi segnali di speranza emergono: iniziative di cittadinanza attiva, progetti di riscatto e, soprattutto, la resistenza di chi si rifiuta di accettare il giogo della criminalità organizzata. E se l’operazione della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro ha portato alla luce un capitolo oscuro della storia recente del paese, forse è proprio grazie a questi momenti di visibilità che il cambiamento è possibile.
Il futuro di Badolato, come quello della Calabria, passa dalla sua capacità di rifiutare la mafia e di costruire una comunità basata su valori di giustizia e rispetto reciproco. E a questo non possiamo che augurare buona fortuna.
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