Inaugurazione di una statua a Soveria Simeri della “donna che con il suo coraggio cambiò il corso della storia”. L’ultima imputata di un processo per stregoneria nel Regno delle Due Sicilie.
La storia di Cecilia Faragò si colloca all’interno di un clima preunitario della seconda metà del Settecento, al sud della penisola italica, ancora divisa in Regni, Repubbliche, Stati e Granducati. Un periodo in cui la “caccia alle streghe” era ancora molto attiva, quale portato storico seicentesco. Un secolo, il diciottesimo, in cui stava per prendere ampio campo il pensiero illuminista, purtuttavia venivano ancora celebrati processi con accuse per delitti di “stregoneria ed impiego di arti magiche”.
Le “streghe”, peraltro, oltre ad essere torturate durante l’accertamento penale, venivano poi pubblicamente bruciate sul rogo, quale orribile condanna per i loro reati.
Le vicende di Cecilia si inseriscono in questa cornice storico-geografica, di una cittadina collinare del Regno delle Due Sicilie di metà Settecento che (ora come allora) dista pochi chilometri dal capoluogo catanzarese: si tratta di Soveria Simeri.
Come un romanzo storico, ma senza alcuna fantasia, nella vita di Cecilia Faragò, basata su ricerche scientifiche e attendibili reperti storici, si fondono la dipartita di un coniuge, una florida eredità, intrighi, venalità, dicerie, accuse infondate se non un vero e proprio abuso del processo penale ad opera di ecclesiastici, strumentale ad eliminare una donna scomoda che ha avuto l’ardire di resistere a coloro che non dovevano essere sfidati e perciò solo doveva essere eliminata.
Ma Cecilia è stata più forte, ci ha creduto e grazie all’opera magistrale di un giovane e appassionato avvocato penalista catanzarese, Giuseppe Raffaelli, ha ottenuto l’assoluzione anche in secondo grado, dalla Gran Corte della Vicaria di Napoli (il primo si era celebrato presso la Regia Udienza Provinciale di Catanzaro). Dopo di allora nel Regno delle Due Sicilie non vennero più celebrati processi per stregoneria. Di questa suggestiva storia si parlerà il 22 agosto 2022 presso il comune di Soveria Simeri, piazza Calvario.
Dopo l’intervento del sindaco di Soveria Simeri Mario Amedeo Mormile, prenderà la parola Marco Grande, avvocato, docente di Procedura penale e condirettore del Dipartimento “Cesare Beccaria” istituito presso l’AIGA di Catanzaro, che si occuperà di tracciare una parabola storico-normativa nella quale si inserisce il processo celebrato a Cecilia Faragò, illustrando le differenze di sistema tra il processo penale settecentesco e quello moderno.
Seguirà l’intervento di Giuseppe Ionà, consigliere comunale con delega alla cultura, che entrerà nel vivo della vicenda umana e processuale che ha visto protagonista Cecilia Faragò, anticipando anche ulteriori e molto interessanti sviluppi esegetici che la riguardano. Prenderà poi la parola la dott.ssa Giusy Samantha Voce che inserirà la storia di Cecilia Faragò nel contesto dei marcatori identitari distintivi, quali elementi volti allo sviluppo del turismo nella Regione Calabria.
A seguire, interverrà l’avv. Lenin Montesanto quale project manager della “Cabina di regia regionale sui marcatori identitari distintivi”.
A conclusione del convegno verrà inaugurata la statua a Cecilia Faragò, opera del maestro Alfredo Piacente. La serata poi continuerà con la consegna di borse di studio agli studenti più meritevoli della V elementare e della III media e con un peculiare spettacolo di alcuni artisti: la così detta danza di fuoco.
L’evento si interpone a pieno titolo in una logica di rivalutazione del territorio catanzarese e di promozione del turismo per divulgare la conoscenza di una storia calabrese che ha avuto rilevante incidenza nello studio del Diritto moderno e più in generale delle Scienze penalistiche.