Violenza e maltrattamenti sull’ex moglie, scatta il braccialetto elettronico per l’indagato
MELITO PORTO SALVO (RC), 5 GEN 2025 – Un nuovo caso di violenza domestica scuote la comunità di Melito Porto Salvo. Un uomo è stato sottoposto alla misura cautelare del braccialetto elettronico e al divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla sua ex moglie, vittima di anni di maltrattamenti e violenze sessuali. Il provvedimento è stato emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della Procura, che ha raccolto elementi decisivi grazie alle indagini condotte dai Carabinieri.
Anni di abusi e la svolta della denuncia
La vicenda, purtroppo simile a molte altre storie di violenza di genere, rivela un quadro inquietante di soprusi fisici, psicologici e sessuali protratti nel tempo. La vittima, nonostante la fine della convivenza, ha continuato a subire intimidazioni, minacce e violenze dall’ex marito, che non aveva accettato la separazione e aveva mantenuto un controllo oppressivo sulla donna.
L’episodio che ha portato alla svolta risale al 12 dicembre, quando l’uomo ha aggredito la donna e il fratello in un luogo pubblico. Durante l’aggressione, ha danneggiato l’auto delle vittime e sottratto il cellulare dell’ex moglie. Questo episodio, secondo gli inquirenti, è stato solo l’ultimo di una lunga serie di atti violenti che la donna aveva subito in silenzio per paura di ritorsioni.
Tuttavia, quel giorno, la donna ha trovato il coraggio di rivolgersi ai Carabinieri della Stazione di Melito Porto Salvo, denunciando anni di abusi. Grazie alla sua testimonianza, supportata da riscontri investigativi, gli inquirenti hanno potuto ricostruire una storia di violenze sistematiche, comprese le violenze sessuali mai denunciate prima.
Il ruolo della misura cautelare
L’ordinanza emessa dal GIP prevede che l’indagato mantenga una distanza minima di 500 metri dalla vittima e che non abbia alcun tipo di contatto con lei. Il braccialetto elettronico, strumento sempre più utilizzato nei casi di violenza domestica, consente alle forze dell’ordine di monitorare in tempo reale i movimenti dell’uomo e garantire un maggiore livello di sicurezza alla donna.
Va sottolineato che il procedimento si trova ancora nelle fasi preliminari e, come previsto dal nostro ordinamento, per l’indagato vale la presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva.
Un segnale di speranza per le vittime di violenza domestica
Questo caso rappresenta l’ennesima dimostrazione di quanto sia fondamentale il coraggio della denuncia per rompere il silenzio che avvolge molte situazioni di violenza domestica. Le istituzioni, dal canto loro, sono chiamate a garantire una risposta tempestiva ed efficace, come avvenuto in questo caso grazie alla sinergia tra Carabinieri e magistratura.
Resta alto l’appello alla società civile affinché sostenga le vittime di abusi, incoraggiandole a uscire dall’isolamento e a cercare aiuto.
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