Sindaci in rivolta: la battaglia contro la fusione dei comuni calabresi

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Fusione dei comuni in Calabria: analisi approfondita delle tensioni regionali e delle controversie economiche nella proposta di unione di Cosenza, Rende e Castrolibero

COSENZA, 22 GEN 2024 – Una una proposta di fusione “a freddo” dei comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero è diventata oggetto di accesi dibattiti. Questa iniziativa, avanzata da otto consiglieri regionali di centrodestra tramite una proposta di legge, ha suscitato però disapprovazione da parte di sindaci e associazioni locali, oltre che dalla Corte dei Conti.

La Corte dei Conti, esaminando l’ipotesi della Grande Cosenza, ha sottolineato che oltre una certa soglia dimensionale, la complessità dei processi potrebbe rendere difficile la gestione, specialmente se tale dimensione non è basata su un processo identitario consolidato, ma è dettata da logiche contingenti.

La magistratura contabile ha evidenziato che la fusione di comuni di dimensioni più ampie richiede una valutazione più attenta in termini di efficacia ed efficienza, poiché è necessario dimostrare effettivamente il vantaggio operativo. Fino a una certa soglia dimensionale, la fusione apporta indiscutibili vantaggi, ma superando i 60.000 abitanti, potrebbero manifestarsi effetti opposti a causa dell’aumento della complessità.

Il sindaco di Cosenza, Franz Caruso, inizialmente favorevole all’accorpamento dei tre comuni urbanisticamente contigui, critica aspramente le mosse della Regione. Caruso sostiene che la legge Omnibus della Regione ha modificato diverse leggi esistenti, tra cui il comma 3 dell’articolo 5 della legge 15 del 2006, che prevedeva la delibera consiliare di ogni singolo ente territoriale interessato come presupposto per la fusione dei comuni. Ora, secondo Caruso, i comuni vengono bypassati e completamente esclusi dal processo decisionale. Egli considera il provvedimento come illiberale e antidemocratico, poiché dà alla Regione il potere di decidere autonomamente e arbitrariamente quando e come cancellare singoli comuni per istituirne uno più grande. Questa controversia solleva importanti questioni sul rapporto tra autonomia comunale e decisioni regionali, alimentando il dibattito sulla direzione da intraprendere per il futuro sviluppo territoriale in Calabria.

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