Calabria: la fuga dei giovani e il lavoro sempre più incerto

fuga dei giovani
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La Calabria in crisi profonda: più di 8.400 residenti persi in due anni, crescente disoccupazione giovanile e lavoro precario, con un pil pro capite tra i più bassi d’Italia

La Calabria sta attraversando una fase critica, con un rallentamento economico che si riflette non solo nella riduzione della popolazione, ma anche nell’aumento della disoccupazione e nella continua precarizzazione del lavoro. I dati, emersi dal Rendiconto sociale dell’Inps, presentato oggi a Reggio Calabria, disegnano un quadro allarmante per la regione, che segna un preoccupante declino demografico e difficoltà strutturali nell’economia.

Nel biennio 2022-2023, la Calabria ha perso oltre 8.400 residenti, pari alla scomparsa dell’intera popolazione di una città come Soverato. Un dato che testimonia un flusso migratorio sempre più consistente, con tanti giovani che lasciano la regione in cerca di migliori opportunità lavorative e di vita. Questo esodo si inserisce in un contesto di invecchiamento della popolazione: gli over 65 rappresentano ormai il 23,9% della popolazione calabrese, un dato che evidenzia il forte squilibrio tra natalità e mortalità, fenomeno che si allinea a quanto accade in molte altre regioni italiane.

Nonostante nel 2023 si sia registrato un modesto incremento del Pil dello 1,2%, la Calabria continua a essere la regione con il Pil pro capite più basso d’Italia. A preoccupare, oltre al dato economico generale, è anche la flessione del numero delle microimprese, mentre sono aumentate, seppur leggermente, le piccole e medie imprese. Un segnale di una lenta ma continua concentrazione dell’economia in pochi settori. Ma è nel mercato del lavoro che la situazione appare particolarmente critica: i settori del commercio, dell’artigianato e dell’agricoltura sono quelli che subiscono la maggiore perdita di posti di lavoro.

A confermare la difficile situazione del lavoro in Calabria è il dato sui contratti: su oltre 150.000 contratti stipulati nel 2023, quasi l’82% riguardano contratti a termine, stagionali o determinati. Questo fenomeno, che riguarda principalmente i giovani, limita le possibilità di stabilità economica e di costruzione di un futuro nella regione. Non è un caso che la Calabria continui a registrare tassi di disoccupazione più alti rispetto alla media nazionale. Nel 2023, il tasso di disoccupazione per la fascia di età 16-64 è salito al 16,2%, con punte particolarmente alte tra i giovani: il tasso di disoccupazione giovanile (15-29 anni) ha raggiunto il 35,2% per gli uomini e il 35% per le donne, con una crescita preoccupante rispetto al 2022.

La situazione economica non migliora per i lavoratori più anziani, che devono fare i conti con pensioni mediamente più basse rispetto alla media nazionale. In particolare, le pensioni femminili risultano significativamente inferiori a causa della maggiore discontinuità nelle carriere professionali delle donne e della persistente disparità salariale. Inoltre, le prestazioni di invalidità civile hanno visto un incremento preoccupante nel 2023, con 30.474 nuove liquidazioni rispetto alle 26.909 dell’anno precedente.

Il quadro delineato dall’Inps è quello di una regione in grave difficoltà, con segnali di squilibrio economico, demografico e sociale. Le misure di sostegno al reddito, come il reddito di cittadinanza, sono state richieste da oltre 46.000 persone, con una percentuale di accoglimento che si attesta al 63%. Questi interventi non sono sufficienti a fermare un declino che sembra inarrestabile. L’Inps, nel suo rendiconto, ha ribadito la necessità di politiche economiche e politiche pubbliche che intervengano in modo deciso e strutturale per invertire la tendenza.

La Calabria, infatti, sembra trovarsi di fronte a un bivio importanti: continuare a vedere crescere la povertà e l’emigrazione giovanile, o intraprendere una strada di riforme concrete che possano rilanciare la sua economia, offrire opportunità di lavoro stabile e migliorare la qualità della vita per le sue future generazioni.

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