La fuga di cervelli dall’Italia: un esodo forzato dalla mancanza di opportunità lavorative
Negli ultimi dieci anni, un nuovo fenomeno migratorio, chiamato “fuga di cervelli”, ha coinvolto il nostro Paese: oltre 300.000 giovani hanno deciso di abbandonare le loro terre d’origine in cerca di opportunità lavorative altrove, segnalando una crescente mobilità forzata tra i giovani che lottano per trovare occupazione
Nonostante l’articolo 1 della Costituzione Italiana affermi che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, assistiamo a un aumento delle emigrazioni, soprattutto nelle regioni del Sud, a causa della mancanza di questo fondamento primario.
Malgrado un generale miglioramento delle condizioni in Italia, come dimostra il tasso di occupazione del 59,2% a agosto 2019, la situazione occupazionale varia nelle diverse fasce di età. Nonostante la crescita dell’occupazione per gli ultracinquantenni, il tasso di disoccupazione giovanile si attesta al 9,5%, con un aumento del 34,5% di inattività tra i 15 e i 64 anni.
Abbiamo prestigiosi atenei in Calabria, tra cui l’Università degli Studi Magna Graecia di Catanzaro, l’Università della Calabria di Cosenza, l’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria e l’Accademia delle Belle Arti a Catanzaro. Tuttavia, la regione si trova ad affrontare uno dei più elevati tassi di disoccupazione giovanile in Europa (52,7%), superando significativamente la media europea del 6,9% registrata da Eurostat nell’aprile 2019, senza includere l’occupazione non dichiarata.
Il problema non risiede tanto nell’istruzione quanto nella mancanza di opportunità post-laurea. Un alto numero di giovani formati e laureati si trova senza lavoro, spingendoli a cercare opportunità altrove.
Questo recente fenomeno migratorio si discosta dai precedenti per una caratteristica distintiva: il basso tasso di natalità e l’invecchiamento della popolazione, uniti all’assenza di un ritorno significativo da parte di coloro che emigrano, sottolineano un allarme critico di spopolamento. Tale situazione comporta conseguenze significative sulla crescita demografica e sulla stratificazione sociale. La situazione è ulteriormente complicata dalla presenza di un fenomeno sommerso, poiché molte persone lasciano la Calabria ma mantengono la residenza altrove, contribuendo a una raccolta dati distorta.
La fuga di cervelli sembra persistere come un problema senza soluzione.