“Domani mattina la nostra regione si sveglierà nella Zona Rossa, bloccata negli spostamenti, con le serrande di migliaia di attività abbassate e il proprio tessuto economico e sociale già penalizzato da anni di criticità ulteriormente deteriorato, questa volta con il rischio di non avere prospettive di ripresa”. È quanto si legge in una nota di Confartigianato Imprese Calabria che è vicina agli artigiani, agli imprenditori, ai professionisti “spina dorsale della produttività calabrese, vittime della inadeguatezza, del menefreghismo e dell’opportunità delle classe dirigenti e politiche che si sono succedute negli anni”.
“Non ci interessa individuare le responsabilità, – prosegue Confartigianato Imprese Calabria – che riconosciamo quota parte nel governo centrale ed in quello regionale: cittadini e imprese non devono pagare per colpa di altri. Questo è il momento della responsabilità che, per quanto ci riguarda, significa rimboccarsi le maniche per risolvere immediatamente le problematiche che ci hanno messo in queste condizioni e provare ad uscire il prima possibile da questa situazione”.
“Questo vuol dire – prosegue Confartigianato – anche ristori subito alle imprese che saranno costrette a chiudere per fare fronte ad una emergenza sanitaria in prospettiva, che il nostro sistema non sarebbe in grado di reggere perché negli otto mesi che ci separano dal primo lockdown non stati spesi i fondi per l’emergenza covid, non sono state aumentate le terapie intensive; non sono stati aperti ospedali covid, per non parlare della medicina territoriale. E ne paghiamo tutti le conseguenze. Alla Regione Calabria, quindi, chiediamo che vengano convocate le categorie per un immediato confronto in modo che vengano individuati i margini di manovra entro cui sostenere le imprese in difficoltà, individuando misure opportune, ma evitando contributi a pioggia: contributi mirati e veloci”.
“Venendo al Dpcm varato ieri, siamo di fronte ad un provvedimento disordinato e poco chiaro, stabilisce che molte attività siano operative ma non ci spiega come materialmente queste possano svolgere la propria attività. Pensiamo ai falegnami che devono consegnare un mobile e hanno la necessità di interfacciarsi con il proprio cliente: e se il cliente non può recarsi in laboratorio, perché questa attività non rientra tra quelle che possono essere considerate necessarie? Il cliente sarebbe soggetto a contravvenzione? Se così fosse, non si arriverebbe quindi ad un blocco della produzione? Tante domande che ci impediscono di seguire la logica con cui il Governo ha stabilito che possano essere aperte alcune attività a discapito di altre che devono rimanere chiuse – si legge ancora nella nota di Confartigianato Imprese Calabria -.
“Ci chiediamo, ancora, – conclude Confartigianato – perché far restare chiusi i centri estetici che assieme ai parrucchieri sono tra i luoghi più sicuri visto che hanno adottato tutte le misure necessarie e investito centinaia di euro per rispettare uno stringente protocollo di sicurezza. Devono esserci ristori adeguati e immediati, che non solo siano commisurati ai danni reali subiti dalle imprese in seguito al blocco delle attività, ma anche da una valutazione prospettica di quello che potrebbero essere i danni. Non sottovalutiamo il fattore psicologico dei consumatori nei confronti del nostro territorio, soprattutto guardando alla regione in zona Rossa, e quindi dall’esterno: come potrebbero essere parametrati questi danni. Vogliamo risposte, chiare e veloci. La Calabria è in ginocchio e i calabresi hanno già pagato per l’incompetenza bipartisan: siamo rossi sì, ma dalla rabbia”.