Da giorni un imprenditore di Corigliano Rossano cerca due tecnici informatici da inserire nel proprio organico. A tale scopo ha informato il Centro per l’Impiego locale e gli istituti tecnici superiori. L’imprenditore inoltre, ha pubblicizzato annunci lavorativi sul web e sui social. A rispondere però all’annuncio di lavoro sono stati in pochi e con richieste “assurde”.
Come riportato da Ansa, queste sono state alcune delle risposte all’annuncio di lavoro di Corigliano Rossano. “Posso lavorare ma in nero, perché non voglio perdere il reddito di cittadinanza”. Oppure ancora: “Se mi date il doppio del sussidio vengo a lavorare per voi”.
Il datore di lavoro di Corigliano Rossano ha deciso di rendere nota questa vicenda. Esterrefatto dalle richieste ricevute il datore di lavoro, in un periodo di crisi economica come questo, legato alla pandemia, in cui, soprattutto al sud, le offerte di lavoro scarseggiano, ha deciso di raccontare la sua storia.
Le dichiarazioni del datore di lavoro di Corigliano Rossano
“Sono sconcertato — ha spiegato il titolare dell’azienda di Corigliano Rossano – dalle risposte che ho avuto e questo mi fa capire che non è un problema di mancanza di lavoro, ma di una logica assistenziale che si è protratta per troppo tempo, diventando una cancrena per la nostra terra”.
“Ho pensato persino – ha aggiunto l’imprenditore – di denunciare quanto sta accadendo alla Guardia di Finanza. Anche dal Centro per l’impiego non abbiamo avuto risposte. Allora mi domando a cosa sia servita la figura del cossidetto ‘navigator'”.
Anche altri datori di lavoro di Corigliano Rossano hanno le stesse difficoltà
Secondo quanto riferito dallo stesso imprenditore, ad avere lo stesso problema nella zona dell’alto jonio cosentino, sarebbero anche autofficine e idraulici. Questi infatti non riuscirebbero a trovare apprendisti da avviare alla professione.
Importante fuoriuscire da logiche assistenzialistiche
Dunque se da una parte il Governo attua delle misure per contrastare la disoccupazione con misure assistenziali, come quella del Reddito di Cittadinanza, fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle, o come quella del blocco dei licenziamenti, attuata dal Governo Conte in tempi di crisi economica e lavorativa causata dalla pandemia del Covid-19, dall’altra c’è una parte di cittadini che si è “assuefatta” a questa “cittadinanza passiva”.
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Una parte importante di cittadini dunque si rifiuta di darsi da fare per fuoriuscire da una logica assistenzialistica, che evidentemente non può durare per sempre. Non solo, si ostina a perseguire dinamiche legate all’illegalità e all’evasione fiscale. Per cui si preferisce rifiutare un lavoro dove si è regolarmente registrati con contratto. Tutto questo per continuare ad essere destinatario della misura del Reddito di Cittadinanza e nel frattempo, all’occasione, cogliere qualche occasione di “lavoro in nero”. Lo stesso imprenditore di Corigliano-Rossano ha dichiarato di aver ricevuto questa come motivazione del rifiuto al proprio annuncio di lavoro da parte di uno dei possibili candidati.
Cogliere le opportunità di lavoro nella legalità: una decisione “conveniente” nel lungo termine!
Sarebbe importante cogliere qualche occasione lavorativa in più da parte di chi non ha lavoro. E farlo nella legalità. Poiché “lavorare in nero” ed essere destinatari di sussidi economici da parte dello Stato centrale, può risultare utile nel breve periodo. Di certo non è “conveniente” invece nel lungo periodo, dove non si avrà riconosciuto neanche il lavoro svolto negli anni precedenti. Sarebbe importante, inoltre, dimostrare a se stessi e alla società di poter essere indipendenti a 360 °.
Indipendenti da logiche sussidiarie e da stereotipi a cui sono legate le persone del Sud. Non diamo credito a questi stereotipi!
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