La nuova iniziativa “Riparti Calabria” della Regione, che ha destinato 120 mln a fondo perduto a sostegno delle piccole e medie imprese per ripartire e, di un bonus per i dipendenti fino al 31.12.2020, che si vanno ad aggiungere ai 150 mln destinati alla cassa integrazione in deroga, quale aiuto al tessuto produttivo calabrese considerati i ritardi governativi.Se apprezzabilissima, evidenzia secondo una indiscrezione, la “dimenticanza” nei confronti di una categoria, autonomi e liberi professionisti, verso la quale non si è valutata la possibilità di destinare un contributo economico, se ci limitiamo alle sole 600,00 euro da alcuni già avute.
Essi sin dall’inizio della fase Covid19 si sono visti limitare notevolmente la propria attività professionale, con gravi ripercussioni sulla normale quotidianità familiare.
In Calabria secondo il rapporto di ConfProfessioni del 2019 ci sono circa 30.000 professionisti autonomi e la maggior parte di questi risiede nella provincia di Cosenza. Sono Ingegneri, Commercialisti, Avvocati, Geologi giusto per citarne alcuni, per molti di loro i redditi medi di riferimento si aggirano attorno ai 18.000 euro annui, tra i più bassi di Italia già in periodi di normalità lavorativa.
Con questo Lockdown è facile prevedere una capitolazione drastica dei dati reddituali in prospettiva alla ripresa economica della attività produttive e non produttive.
La situazione dei liberi professionisti è storicamente in crisi nella nostra provincia come nella nostra intera regione. Pur rappresentando il 18% sul totale dei lavoratori indipendenti, le condizioni di sfavore lavorativo territoriale hanno fatto registrare una perdita dell’8% di scelta occupazionale negli ultimi 10 anni, nonostante le nostre università e le eccellenze formative regionali.
Ciò vuol dire che formiamo professionisti che poi “emigrano”, perché non siamo in grado di sostenerli a casa nostra, disperdendo un valore intrinseco importante, peraltro come da noi in altra circostanza, evidenziato quale impoverimento intellettuale.
Non sostenere queste classi sociali e lavorative vorrebbe dire annullare intere generazioni professionali del territorio e vanificare la ricaduta di quella residua quota di investimento formativo per la nostra provincia.
Considerare beneficiari delle misure di sostegno solo attività che per Decreti governativi hanno subito sospensione obbligatoria è un errore evidente. Chi, come i professionisti, ha subito il blocco totale dell’intero settore produttivo pur non essendo destinatari di specifici decreti di sospensione, oggi vive al pari degli altri una situazione drammatica.
Per cui riteniamo che non considerare delle ulteriori misure di sostegno regionali alle attività autonome che di fatto lavorano in proprio e come dipendenti di se stessi, sarebbe un dramma nel dramma, oltre a non consentire a tanti professionisti giovani e meno giovani di rialzarsi.
Si annullerà in via definitiva la loro capacità competitiva nei confronti di colleghi di altre Regioni d’Italia più ricche e più attente a queste esigenze, soprattutto in questa fase emergenziale.
Escluderli di fatto sarebbe un grave errore, difficilmente riparabile, motivo per il quale invitiamo la Regione a valutare una quota parte del fondo in loro favore, convinti che non si può sbagliare nei contenuti.