Nella storia della musica, raramente si è assistito a uno scontro tanto epico quanto quello che ha coinvolto due giganti della musica mondiale: Al Bano Carrisi e Michael Jackson. Questa è la storia di due mondi musicali distanti, ma destinati a scontrarsi in un inaspettato tribunale, tutto a causa di un presunto plagio che ha tenuto banco per nove lunghi anni. È una discordia musicale che ha fatto scalpore nell’industria e ha scosso il mondo della musica.
Tutto è iniziato con una controversia tra due canzoni, “I cigni di Balaka” di Al Bano e “Will you be there” di Michael Jackson. Da una parte, nel 1987, Al Bano componeva la canzone “I cigni di Balaka” insieme a Willy Molco, un noto direttore del Corriere della Sera, e la registrava nell’album “Libertà” con Romina Power. Dall’altra parte, quattro anni dopo, nel 1991, Michael Jackson lanciava il suo album “Dangerous,” pronto a scalare le classifiche globali, come aveva fatto con i suoi sette capolavori precedenti. Uno dei singoli estratti da questo album era “Will you be there,” ma agli orecchi di Al Bano sembrava una copia spudorata della sua composizione. Questo è stato il punto di partenza di una battaglia legale che avrebbe fatto storia.
La controversia prese una piega inaspettata. Dopo aver consultato esperti musicali di calibro internazionale come Ennio Morricone, Luciano Chailly, e Nicola Piovani, il pretore Domenico Bonaccorsi decise di accogliere il ricorso di Al Bano. L’album “Dangerous” di Michael Jackson fu ritirato dagli scaffali in Italia. Nonostante le differenze di testo e lingua, la melodia dei due brani risultava praticamente identica, con ben 37 note coincidenti. Era il 1994, e Al Bano aveva ottenuto il suo primo successo legale.
La richiesta di Al Bano, un risarcimento di 14 miliardi di lire da parte del “King of Pop,” sembrava audace ma non irragionevole. Ma la vicenda prese un’altra svolta imprevista quando Michael Jackson decise di affrontare la situazione nel 1997, prima di un concerto a Milano del suo ‘HIStory World Tour’. L’artista americano si recò a Roma per rispondere alle domande dei magistrati e presentare la sua versione dei fatti. Michael Jackson affermò di non aver mai ascoltato “I cigni di Balaka” e sostenne che, se un plagio fosse avvenuto, avrebbe coinvolto “Bless you for being an angel,” un brano blues degli anni ’30, attribuendo il presunto plagio a Eddie Lane e Don Baker.
A questo punto, la Sony, detentrice dei diritti d’autore della canzone di sessant’anni prima, citò in giudizio sia Michael Jackson che Al Bano. La battaglia legale si protrasse per anni, con entrambe le parti che difendevano strenuamente la propria posizione. Ma alla fine, il risultato sorprese tutti. Entrambe le canzoni furono giudicate prive di originalità, e Al Bano fu costretto a risarcire le spese legali sostenute dalla Sony, mentre Michael Jackson dovette affrontare le spese processuali.
“Dangerous” tornò in commercio in Italia con la melodia incriminata, e nel 2001, la saga legale si concluse definitivamente con l’assoluzione completa di Michael Jackson perché, come sentenziò la corte, “il fatto non sussiste.” Ma nonostante la conclusione della battaglia legale, la collaborazione musicale tra i due artisti rimase un sogno irrealizzato. Un peccato, dato il potenziale straordinario che una loro performance congiunta avrebbe potuto offrire al mondo della musica.
Questa epopea musicale è un incontro tra titani, una storia di battaglia e controversia che rimarrà nella memoria dei fan di entrambi gli artisti per sempre. La sinfonia di battaglia tra Al Bano e Michael Jackson è un capitolo indelebile nella storia della musica, un ricordo di come anche le leggende musicali possano trovarsi al centro di controversie e sfide epiche.
Quando la linea tra originalità e plagio diventa sottile
In effetti, il fatto che sia Al Bano che Michael Jackson si siano ispirati a un brano degli anni ’30 sottolinea quanto la musica possa essere un terreno fertile per l’ispirazione e il riadattamento di melodie preesistenti. In questo caso, entrambi gli artisti avevano incorporato elementi da un brano blues degli anni ’30, dimostrando che l’originalità nella musica spesso risiede nell’interpretazione personale e nell’adattamento di influenze musicali precedenti.
La decisione di Al Bano di intraprendere una causa legale potrebbe essere stata guidata dalla volontà di difendere la propria creazione artistica e proteggerla da possibili appropriazioni non autorizzate. Inoltre, considerando il successo internazionale di Michael Jackson, il cantante italiano potrebbe aver cercato di far valere i suoi diritti in un contesto in cui il plagio musicale può avere serie ripercussioni sulla carriera di un artista.
Alla luce della similitudine tra le due canzoni e dell’ispirazione comune tratta dal brano degli anni ’30, la conclusione della controversia come pareggio sottolinea che la linea tra l’ispirazione e il plagio nella musica può essere sottile e difficile da definire. La musica è un linguaggio universale che si basa spesso su riferimenti e influenze passate, e questo caso serve da esempio di quanto possa essere complessa la questione della proprietà intellettuale nell’arte. In ultima analisi, entrambi gli artisti avevano ragioni valide per difendere le proprie opere, ma la decisione finale della corte ha posto in evidenza la sfumata natura del confine tra ispirazione e plagio nella musica, dimostrando che, a volte, il confine tra i due è più sottile di quanto si possa immaginare nella creatività musicale.
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