L’EDITORIALE
Nel cuore della bellissima Calabria, terra di tradizioni e bellezze naturali, una crisi silenziosa sta scuotendo la nostra regione. Non si tratta di una crisi economica o di un fenomeno naturale, ma di un problema umano, spesso trascurato e ignorato: i decessi sul lavoro.
Mentre il 2023 si avvicina alla sua conclusione, l’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente di Mestre ha lanciato un campanello d’allarme, evidenziando che la Calabria è in zona arancione per rischio morte sul lavoro. I numeri, così come le incidenze della mortalità sul lavoro, raccontano una storia triste e spesso nascosta dalla luce dei riflettori.
Uno dei problemi più gravi è la mancanza di una cultura della sicurezza in molte realtà imprenditoriali della regione. Questa mancanza di attenzione si riflette in modo evidente nei numeri degli incidenti mortali sul lavoro, che hanno mostrato un aumento del 0,8% rispetto all’anno precedente. È una situazione che sembra non voler cedere, nonostante gli sforzi delle autorità e delle organizzazioni sindacali.
Ma il quadro diventa ancor più inquietante quando si analizza l’incidenza della mortalità tra i giovani lavoratori calabresi. Per coloro che hanno un’età compresa tra i 15 e i 24 anni, il rischio di morire sul lavoro è praticamente doppio rispetto ai colleghi tra i 25 e i 34 anni, con una media di 20,9 incidenti mortali ogni milione di occupati, contro 11,8.
I dati peggiori emergono quando si considerano gli anziani lavoratori. L’incidenza più alta si registra tra i lavoratori ultrasessantacinquenni, con un allarmante 78,6 incidenti mortali ogni milione di occupati. La fascia di lavoratori compresi tra i 55 e i 64 anni segue da vicino, con 37 incidenti mortali ogni milione di occupati.
Un altro aspetto che merita attenzione è il rischio di morte sul lavoro per gli stranieri in Calabria. Questi rappresentano il 20% delle vittime, registrando 40,9 decessi ogni milione di occupati, rispetto ai 19,4 italiani. Questi numeri fanno riflettere sulla necessità di una maggiore protezione per i lavoratori stranieri nella regione.
Dal gennaio all’agosto 2023, la Calabria ha registrato 13 vittime in occasione di lavoro. Sebbene il numero possa sembrare basso rispetto ad altre regioni, non bisogna dimenticare che ogni vita persa è un dramma irreparabile per famiglie e comunità.
Il settore delle Costruzioni rimane il più pericoloso in Calabria, con 72 decessi in occasione di lavoro nel paese. È seguito dai Trasporti e Magazzinaggio (69), dalle Attività Manifatturiere (56) e dal Commercio (37). Questi numeri evidenziano la necessità di misure preventive più efficaci in questi settori.
La situazione dei decessi sul lavoro in Calabria è un problema complesso e urgente che richiede l’attenzione delle autorità locali, delle aziende e dei lavoratori stessi. La sicurezza sul lavoro dovrebbe essere una priorità assoluta per tutti, al fine di ridurre il numero di incidenti mortali e infortuni sul lavoro nella regione. Solo attraverso un impegno collettivo si potranno ottenere progressi significativi nella protezione dei lavoratori calabresi e nella creazione di un ambiente di lavoro più sicuro per tutti.