Vladimir Putin: 24 anni di presidenza in Russia, un’analisi del suo impatto durante cinque mandati
L’EDITORIALE – Il 26 marzo rappresenta un momento fondamentale nella storia politica russa: esattamente ventiquattro anni fa, nel 2000, Vladimir Putin è stato eletto presidente della Russia. Questo giorno ha segnato l’inizio di un’era politica che ha plasmato non solo il destino della Russia, ma anche le dinamiche geopolitiche globali.
La salita di Putin al potere ha segnato una svolta significativa dopo l’era turbolenta della presidenza di Boris Yeltsin. Putin, un ex ufficiale dell’KGB, ha portato con sé un nuovo stile di leadership caratterizzato da determinazione, risolutezza e un approccio pragmatico alla politica.
Putin ha guidato la Russia attraverso periodi di trasformazione economica, sociale e politica. Il suo governo ha assistito a una rinascita economica dopo la crisi degli anni ’90, con un aumento del PIL e una maggiore stabilità finanziaria. Questo periodo è stato anche segnato da crescenti preoccupazioni per la democrazia e i diritti umani, con accuse di autoritarismo e restrizioni alla libertà di stampa e di espressione.
Nonostante le critiche che hanno circondato la sua lunga permanenza al potere, Putin mantiene un solido sostegno popolare, in gran parte grazie alla sua immagine di difensore degli interessi nazionali e di garante della stabilità interna ed esterna del paese.
In politica estera, Putin ha cercato di riaffermare il ruolo della Russia come grande potenza globale. Ha adottato una politica estera assertiva, caratterizzata da interventi militari in Crimea, in Siria, in Ucraina e in altre parti del mondo, che hanno suscitato tensioni con gli Stati Uniti e l’Unione Europea.
Il suo approccio alla politica internazionale è stato caratterizzato anche da un pragmatismo spesso brutale, come dimostrato dall’ingerenza nelle elezioni di altri paesi e dall’accusa di avvelenamento di oppositori politici, incluso l’avversario Alexei Navalny.
Primo mandato 2000-2004
Nel 1999, la rapida ascesa di Vladimir Putin alla presidenza russa fu catalizzata dalle dimissioni di Boris El’cin il 31 dicembre di quell’anno, portando Putin a ricoprire la carica ad interim secondo quanto stabilito dalla Costituzione. Le elezioni presidenziali del 2000 confermarono Putin come presidente, avviando il suo primo mandato ufficiale. Durante questo periodo, Putin si concentrò sull’assicurare la stabilità politica e amministrativa, emettendo decreti per rafforzare il potere presidenziale e stabilire nuove leggi e garanzie per i precedenti presidenti. La sua presidenza vide anche la risoluzione di problematiche con oligarchi economici, oltre a una ripresa economica post-crisi e una crescente attenzione alle relazioni internazionali, evidenziata dalla sua risposta agli attentati dell’11 settembre 2001 e dagli accordi di riduzione degli arsenali nucleari siglati con gli Stati Uniti.
Secondo mandato presidenziale (2004-2008)
Durante il suo secondo mandato presidenziale, Vladimir Putin è stato rieletto presidente nel marzo 2004 con il 71% dei voti. Il periodo è stato caratterizzato da una serie di eventi significativi, inclusi gli attacchi terroristici in Russia, come l’assalto alla scuola di Beslan nel settembre 2004, che hanno portato Putin a promuovere una riforma del sistema di elezione dei governatori regionali, dando al presidente il potere di nominarli direttamente. Sul fronte internazionale, le relazioni con gli Stati Uniti si sono deteriorate a seguito dell’opposizione di Putin alla guerra in Iraq e alle sanzioni post-belliche. Durante questo periodo, Putin ha anche promosso una politica economica che ha sfruttato gli enormi proventi derivanti dalla vendita di materie prime, in particolare petrolio e gas, per sostenere il complesso militare-industriale russo. Ha annunciato una moratoria sul trattato NATO contro la proliferazione di armi convenzionali in Europa e ha proposto una discussione sull’installazione del sistema di difesa missilistica statunitense in Europa.
Terzo mandato (2012-2018)
Durante il terzo mandato presidenziale di Vladimir Putin, il presidente russo è stato rieletto per la terza volta nel marzo 2012 con oltre il 60% dei voti. Il periodo è stato caratterizzato da una serie di eventi significativi, tra cui le proteste di piazza in seguito alle elezioni parlamentari del 2011, accusate di brogli elettorali. Putin ha affrontato anche tensioni nelle relazioni con gli Stati Uniti a seguito dell’asilo concesso all’informatico statunitense Edward Snowden, oltre a divergenze sulla crisi in Siria e sull’annessione della Crimea. Putin ha continuato a sostenere il governo siriano e ha autorizzato l’intervento militare russo nel paese per sostenere Bashar al-Assad. Nel 2014, l’annessione della Crimea ha portato alla sospensione della Russia dal G8. Durante questo periodo, Putin ha anche firmato leggi criticate per il loro impatto sui diritti umani e ha affrontato tensioni con gli Stati Uniti, specialmente dopo le accuse di interferenza russa nelle elezioni presidenziali americane del 2016.
Quarto mandato (2018-2024)
Durante il quarto mandato presidenziale, Putin è stato rieletto per la quarta volta nel maggio 2018 ancora una volta con un’ampia maggioranza. Il periodo è stato segnato da tensioni internazionali, in particolare con gli Stati Uniti, e dall’ invasione russa dell‘Ucraina nel febbraio 2022, che ha portato a un mandato di arresto della Corte penale internazionale nei confronti di Putin per presunti crimini di guerra.
Quinto mandato 2024
A seguito delle elezioni presidenziali in Russia del 2024 Vladimir Putin è stato rieletto per il suo quinto mandato presidenziale, confermando così il suo ruolo di figura politica dominante nel panorama russo.
Con il suo quinto mandato iniziato nel 2024, il futuro della Russia e il ruolo di Putin nel panorama internazionale continuano a essere oggetto di attenta osservazione e dibattito.
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