La quarta Giornata nazionale del personale sanitario nella prospettiva di Calabria Magnifica
Oggi ci ritroviamo per commemorare un evento che va al di là delle pagine della nostra rivista: la Quarta Giornata Nazionale del Personale Sanitario, Sociosanitario, Socioassistenziale e Volontario. In questa veste di editore, desidero condividere con voi riflessioni uniche e personali su questa ricorrenza che, nel corso di questi ultimi anni, ha assunto un significato sempre più profondo.
Questa significativa giornata ha preso forma attraverso la Legge n. 155 del 13 novembre 2020, un atto normativo che ha voluto rendere omaggio al lavoro instancabile, all’impegno costante, alla professionalità esemplare e al sacrificio senza eguali del personale medico, sanitario, sociosanitario, socioassistenziale e dei volontari, nel corso della pandemia da Coronavirus.
Il 20 febbraio 2020, la storia di Codogno ha conosciuto il suo “paziente uno”, un evento che ha scatenato una serie di tragici avvenimenti che sono ora tristemente noti a tutti noi. La Legge ha istituito questa giornata proprio in memoria di quella data fatidica, dedicandola all’impegno incessante e alla professionalità straordinaria di coloro che hanno affrontato e continuano ad affrontare, giorno dopo giorno, le sfide intrinseche al complesso sistema sanitario globale del nostro Paese.
L’eredità lasciata dalla pandemia da Covid si manifesta in noi come ferite e cicatrici indelebili. Più che un semplice ricordo doveroso e un omaggio ai coraggiosi professionisti sanitari che hanno sacrificato la propria vita per salvare migliaia di pazienti, tale eredità deve trasformarsi in una ferma convinzione e consapevolezza. La nuova frontiera della sanità richiede la valorizzazione continua delle competenze e del coraggio di coloro che ogni giorno combattono sul campo, un impegno costante a difendere la nostra salute.
In questo contesto, la Giornata Nazionale del Personale Sanitario diventa non solo un momento di commemorazione ma anche un’opportunità per riflettere sulle lezioni apprese e per abbracciare con forza il concetto che solo attraverso la valorizzazione dei professionisti della salute potremo affrontare le sfide future con resilienza e determinazione.
Riflettiamo, quindi, su quanto sia importante mantenere viva la memoria di quei giorni critici di febbraio 2020, quando il personale sanitario si trovò a fronteggiare un nemico sconosciuto senza gli strumenti di difesa necessari.
L’empatia della gente verso gli operatori sanitari in quei momenti difficili era palpabile, un sostegno morale che ha contraddistinto la solidarietà tra la comunità e chi lottava in prima linea. Oggi, purtroppo, constatiamo un’amara ironia: gli stessi professionisti che erano considerati eroi sono ora vittime di aggressioni e violenze nelle corsie degli ospedali.
Questo scenario attuale, contraddittorio e incomprensibile, deve spingerci a chiederci cosa sia cambiato e cosa possiamo fare per proteggere coloro che dedicano le proprie vite alla nostra salute. La memoria dei 90 infermieri deceduti e dei più di 300mila contagiati non può essere solo un ricordo, ma deve trasformarsi in un impegno concreto per costruire un sistema sanitario equilibrato.
In questa giornata speciale, invoco un appello alle istituzioni affinché agiscano concretamente per rafforzare il rapporto tra professionisti della salute e pazienti. Non dobbiamo dimenticare che il nostro immenso capitale professionale e umano rappresenta la migliore difesa contro le sfide quotidiane e i possibili nuovi nemici che potrebbero affacciarsi nel futuro.
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