Gratteri esprime le sue perplessità di fronte alla storica legalizzazione della cannabis in Germania: il parere del procuratore italiano sul cambiamento normativo, svelato in un’incisiva intervista su Radio Capital, getta nuova luce sulla complessità della questione.
Il Bundestag tedesco ha recentemente approvato una storica legge che renderà legale il possesso e la coltivazione della cannabis per gli adulti a partire dal 1° aprile. Con 407 voti a favore e 226 contrari, la Germania si prepara a diventare uno dei Paesi con le normative sulla marijuana più permissive dell’Unione Europea. La nuova legge permette il possesso di 50 grammi di cannabis per uso personale e la coltivazione di massimo tre piante, introducendo anche la possibilità di coltivazione non commerciale e distribuzione controllata tramite i cannabis club.
L’entusiasmo per questa decisione è mitigato da voci critiche, tra cui quella del procuratore della Repubblica di Napoli, Nicola Gratteri.
Gratteri: “La legalizzazione non contrasterebbe le Mafie”
In una recente intervista a Radio Capital nel corso della trasmissione “Generazione Capital” con Marco Maisiano, Gratteri ha ribadito la sua opposizione alla legalizzazione delle droghe leggere. Secondo il procuratore, la legalizzazione della cannabis in altri paesi non ha dimostrato di ridurre l’influenza delle organizzazioni criminali sul mercato della droga.
La critica di Gratteri all’approccio olandese alla vendita di marijuana nei coffee shop
L’Olanda, pioniere in Europa nella tolleranza della vendita di cannabis nei bar, si trova ora ad affrontare una situazione in cui la presenza delle mafie è aumentata anziché diminuire nel corso degli ultimi decenni. Questo paradossale risultato sfida l’idea che la legalizzazione automaticamente allontani le organizzazioni criminali dal business della droga.
Gratteri sottolinea che, nonostante la possibilità di acquistare cannabis nei coffee shop a un prezzo di 12 euro al grammo, sul mercato nero il costo scende drasticamente a 5 euro al grammo. Questo divario economico solleva la questione fondamentale della reale accessibilità legale per tutti, specialmente considerando la fascia di persone che potrebbe non avere i mezzi finanziari per permettersi un prodotto legalmente.
Inoltre, il procuratore pone un’ulteriore domanda: come la legalizzazione affronterà il consumo di marijuana da parte dei minorenni, notando che il consumo avviene anche nelle scuole medie? Questo interrogativo mette in dubbio uno degli argomenti chiave a favore della legalizzazione, cioè l’allontanamento dei giovani dalle mafie, sottolineando la necessità di un approccio ponderato e attento alle implicazioni sociali e di sicurezza legate a questo cambiamento normativo.
Critiche a una possibile legalizzazione della Cocaina
Nella successiva fase dell’intervista, Gratteri ha sollevato una questione ancor più incisiva, evidenziando il dibattito sulla possibile legalizzazione della cocaina, tema dibattuto anche da alcuni parlamentari. Con un tocco di sarcasmo, Gratteri ha ironizzato sull’idea di stabilire un canale legale per l’acquisto di cocaina, sottolineando il paradosso di rendere legale la vendita di una sostanza ancora vietata in Colombia e in Perù, i principali paesi produttori di cocaina. Con una provocatoria domanda retorica, ha chiesto se dovremmo inviare una nave militare a rifornirci e distribuire il prodotto nelle farmacie.
Tale argomentazione critica mette in discussione la coerenza di un simile approccio e suggerisce che, seguendo questa logica, non ci sarebbero limiti al tipo di sostanze che potrebbero essere rese legali, sollevando così interrogativi sulla sicurezza pubblica e sulla responsabilità sociale.
Sistema di contrasto: il Procuratore di Napoli indica la via per un cambiamento efficace
La conversazione ha poi affrontato il tema del proibizionismo, con il conduttore che ha sollevato una domanda chiave: esiste un metodo più efficace rispetto al proibizionismo attuale, che evidentemente sta mostrando segni di inefficacia? .
La risposta di Gratteri ha messo in luce la necessità di rivalutare l’intero sistema di contrasto alle droghe. Ha evidenziato le lacune nel sistema penale, processuale e detentivo, sottolineando come le procedure normative adottate dalla riforma Cartabia in poi abbiano contribuito a rallentare i processi e a ostacolare la celebrazione dei procedimenti. Gratteri ha criticato il concetto stesso di detenzione, soprattutto per individui tossicodipendenti, suggerendo che invece di relegarli in carcere, dovrebbero essere indirizzati verso comunità terapeutiche per affrontare il problema alla radice.
Il procuratore ha evidenziato il fallimento del carcere come mero contenitore, sottolineando la mancanza di trattamenti ed educazione a causa della mancanza di risorse e personale qualificato. Ha enfatizzato la necessità di riforme ampie e coordinate, spaziando dalla prevenzione al recupero dei tossicodipendenti. Gratteri ha proposto un cambiamento significativo nel contrasto alle mafie, eliminando gli espedienti processuali e impedendo l’accesso a sconti di pena. La chiave, secondo Gratteri, sta nel rendere non conveniente il reato, creando così un ambiente in cui la criminalità diminuirà sostanzialmente. La sua visione sottolinea la necessità di affrontare la questione delle droghe da molteplici angolazioni, adottando un approccio integrato che vada oltre la semplice prospettiva punitiva.
L’intervista ha sollevato interrogativi importanti sulla direzione che dovrebbe prendere la politica antidroga, sottolineando l’importanza di considerare le esperienze di altri paesi prima di adottare decisioni cruciali.
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