Medici cubani e salsa: la ricetta di Occhiuto per una sanità migliore

Occhiuto, la sanità calabrese e i medici cubani
Occhiuto, la sanità calabrese e i medici cubani

Il presidente della Regione Calabria, Occhiuto, scuote il sistema sanitario con medici cubani e al ritmo della salsa

CATANZARO, 1 FEB 2024 – In quella che sembra ormai una tradizione consolidata, la Calabria accoglie un nuovo contingente di medici cubani, e il presidente regionale, Roberto Occhiuto, sembra avere in mente un piano rivoluzionario per dare nuova linfa al sistema sanitario: trasformare i reparti ospedalieri in vere e proprie sale da ballo.

Dopo l’arrivo del terzo gruppo di medici provenienti dall’isola caraibica, la Calabria si prepara ad accogliere 98 nuovi professionisti della salute, pronti a mettersi in gioco e, chissà, a mostrare passi di salsa tra un intervento chirurgico e una radiografia.

La decisione, apparentemente ispirata all’idea di creare un ambiente più allegro nei nosocomi regionali, prevede che cinque di questi medici cubani prendano servizio all’ospedale di Lamezia Terme, dove i reparti di Ortopedia, Radiologia e Pronto Soccorso si trasformeranno in autentiche piste da ballo.

Il presidente della Calabria sembra entusiasta dell’iniziativa, dichiarando che “Ora ci sono le condizioni per restituire ai calabresi, nei tempi possibili, una sanità migliore”. Certamente, presidente, siamo d’accordo con lei: la salute è importante, ma la felicità lo è ancora di più. Noi di Calabria Magnifica, appassionati di salute e di balli latino-americani, ci chiediamo: cosa c’è di più gioioso di un reparto di Ortopedia trasformato in una pista da ballo?

I nuovi arrivati, dopo un corso accelerato di lingua italiana all’Unical, saranno pronti a esibirsi nei loro nuovi ruoli, unendo la competenza medica alla grazia di un passo di danza ben eseguito.

La popolazione locale, ora arricchita da un tocco caraibico, sembra accogliere con favore questa insolita idea. Alcuni maestri di ballo catanzaresi, tra cui Roby G, Alessandro Giorno, Maurizio El Temba, Packy Madarena e persino la “Rafaelito Academy di Roccella Jonica“, sono già pronti a mettere a disposizione la propria professionalità per offrire lezioni di ballo gratuite al personale ospedaliero, con l’obiettivo di creare un’atmosfera ancor più festosa.

Il presidente, interrogato sulla durata di questa eccentrica trasformazione, ha affermato con un sorriso: “Se la sperimentazione dovesse avere successo, potremmo pensare di continuare su questa strada”. Un plauso, dunque, al nostro intraprendente presidente di Regione, che con l’idea di trasformare la danza in terapia ufficiale dimostra che il suo passo non è solo politico, ma anche ballerino. Un approccio sicuramente inedito per affrontare le sfide del sistema sanitario, ma alla fine, chi può negare che ballare possa essere il miglior rimedio per ogni male??

Riscrivere il futuro della sanità in Italia

Questa scelta di importare professionisti dall’estero, mentre i giovani talenti cercano opportunità altrove, rappresenta solo la punta di un iceberg. Le carenze di personale sanitario, accentuate dai recenti scioperi sindacali a livello nazionale, sono una problematica diffusa in tutto il territorio. Forse, anziché optare per l’importazione di medici, sarebbe stato più opportuno evitare di sottoporre i nostri medici a turni estenuanti e retribuzioni inadeguate. La fuga dei nostri professionisti all’estero è un segnale tangibile che nel nostro sistema sanitario qualcosa non funziona.

Il traffico di medici cubani in Italia, oggetto di ironia iniziale, si presenta ora come una soluzione temporanea che solleva critiche. Dopo il caso della Calabria, che ha scatenato polemiche sulla gestione dell’emergenza sanitaria, altre regioni stanno considerando l’opzione di “importare” medici da diverse parti del mondo.

Essendo un esperto del settore commerciale, mi permetto di sollevare la principale obiezione: questa pratica potrebbe costituire una concorrenza sleale nel mercato del lavoro medico. Una volta giunti in Italia, i medici stranieri potrebbero essere retribuiti al di sotto della media, aprendo la strada a potenziali problemi come il dumping salariale nel settore medico. Le regioni, spesso in difficoltà economica, potrebbero essere tentate di selezionare il “miglior offerente” tra i medici stranieri, trascurando questioni linguistiche, formative, ordinarie e assicurative in modo inadeguato. Sostengo anche che la soluzione strutturale alle carenze di medici dovrebbe essere la formazione di nuovi professionisti all’interno del Servizio Sanitario Nazionale attraverso concorsi di assunzione stabile. Questo eviterebbe di dipendere pesantemente dal personale medico estero, garantendo maggiore qualità e continuità nell’assistenza sanitaria.

Un aspetto preoccupante riguarda la semplificazione del riconoscimento dei titoli dei medici provenienti da Paesi non comunitari. Se inizialmente era stata introdotta come misura di emergenza per far fronte alla pandemia, la proroga di questa norma fino al 31 dicembre 2023 ha destato perplessità. Alcuni temono che le procedure semplificate non garantiscano una verifica accurata dei percorsi formativi dei medici stranieri, lasciando spazio a incognite sulla competenza e la conoscenza linguistica del personale. Ciò potrebbe creare disparità di trattamento nei confronti dei pazienti, a seconda del medico che li assiste.

Non è giusto importare medici; è necessario, invece, adottare un approccio più strutturale per affrontare la carenza di medici in Italia. Risorse interne, come pensionati e specializzandi, potrebbero essere coinvolte in modo limitato per far fronte all’emergenza. L’obiettivo principale dovrebbe essere colmare le disuguaglianze di salute nel Paese e garantire un sistema sanitario sostenibile e di qualità.

Forse è giunto il momento di smettere di ballare intorno al problema e di adottare decisioni più strutturate.

Investire nella formazione di nuovi professionisti e stabilire procedure rigorose per il riconoscimento dei titoli dei medici stranieri è essenziale. Solo così potremo costruire un sistema sanitario equo, efficiente e capace di farci ballare dalla gioia di una salute rinnovata.

Invece di importare medici da Cuba, facciamo entrare in Italia i contagiosi ritmi cubani; non dimentichiamoci di infondere nel nostro Paese quella incontenibile voglia di felicità, di vivere la vita, caratteristica intrinseca del popolo cubano. Spesso, basta davvero poco per trovare la gioia. Questo contributo potrebbe non solo migliorare il benessere delle persone, ma anche apportare beneficio al nostro sistema sanitario, facendolo danzare al ritmo di una salute radiosa. Perché, come nella salsa, la vita è fatta per essere vissuta con ardente passione e incalzante ritmo!

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