Migranti tra Calabria e Albania: gaffe, retorica e un Governo in confusione
Se Romano Prodi avesse detto semplicemente che i centri per migranti si sarebbero potuti fare “in Italia” anziché in Albania, probabilmente avrebbe evitato una polemica infuocata. Ma no, il Professore ha preferito specificare “in Calabria”, trasformando una critica politica in una gaffe esplosiva che ha indignato l’intero Sud. Eppure, la sua osservazione, pur infelice, apre una riflessione più ampia: perché si è scelto di spedire i migranti in Albania come se fossero pacchi scomodi? LEGGI: La gaffe di Romano Prodi: la Calabria insorge e chiede le scuse
La Calabria come soluzione di ripiego? No, grazie
Le parole di Prodi hanno suscitato la solita indignazione a comando, ma la vera domanda è un’altra: perché il governo Meloni ha deciso di intraprendere questa faraonica operazione di deportazione in Albania? Se l’idea era quella di trovare un’alternativa ai centri italiani, bastava dire che questi Cpt potevano essere costruiti nel nostro Paese, senza scomodare la Calabria in particolare. Ma qui non si tratta di una svista lessicale: il punto è che la Calabria, e il Sud in generale, vengono ancora visti come territori sacrificabili, come discariche, perfetti per ospitare le scelte impopolari del governo di turno.
L’operazione Albania: propaganda o soluzione?
Il progetto Rama-Meloni è stato venduto come una grande trovata per gestire l’emergenza migratoria. In realtà, dopo mesi di retorica muscolare, arriva la doccia fredda: i 43 migranti trasferiti in Albania torneranno in Italia. Lo ha deciso la Corte d’Appello di Roma, che ha stabilito che il loro trattenimento a Gjader non era conforme alle norme europee. E così, tra il trionfo annunciato del governo e la realtà dei fatti, ci troviamo con una figuraccia diplomatica e una serie di costi inutili.
Il rientro in Italia dei migranti è previsto per oggi, sabato 1 febbraio, e avverrà su mezzi della Guardia Costiera (per fortuna niente aereo di Stato, una volta tanto). Insomma, dopo tanto clamore, il primo risultato concreto dell’operazione Albania è un paradossale viaggio di ritorno. Forse sarebbe il caso di riflettere sul senso di questa scelta politica, che finora ha prodotto più imbarazzi che soluzioni.
E ora? La politica tra emergenze vere e propaganda
Mentre il governo si arrampica sugli specchi per giustificare questa gestione quantomeno discutibile, resta un fatto: l’immigrazione continua a essere trattata più come un problema da scaricare altrove che come una questione da affrontare con serietà. Se l’idea era quella di ridurre gli sbarchi e dare un segnale forte, il ritorno dei migranti dall’Albania dimostra che la strategia si sta già sgretolando. Nel frattempo, tra gaffe, decisioni impugnate e scenari sempre più caotici, l’unica cosa certa è che la propaganda è l’unica ad aver funzionato davvero.
Forse, alla fine, Romano Prodi non aveva tutti i torti: i centri per migranti in Italia si potevano fare, ma con un minimo di logica e senza improvvisazioni. La vera domanda, però, resta: qualcuno al governo è ancora interessato a una gestione intelligente del fenomeno, o la prossima mossa sarà spedire i migranti su Marte per poi vederli tornare indietro con una sentenza?