La chiusura improvvisa del programma “Non è l’arena” su La7 ha scatenato diverse ipotesi e dubbi su quello che è stato il vero motivo dietro la sospensione. La vicenda sembra essere legata alle ospitate televisive di Salvatore Baiardo, amico dei fratelli Graviano e già intervistato diverse volte da Massimo Giletti. Baiardo aveva predetto l’arresto di Matteo Messina Denaro, noto come l’Ultimo dei Corleonesi, e aveva rivelato di aver ricevuto compensi “regolarmente fatturati” per le sue comparsate televisive.
Non è l’arena: ipotesi chiusura programma
“L’Antimafia di Firenze ha perquisito Baiardo, ma successivamente la procura ha smentito le voci riguardanti le indagini e le perquisizioni in merito al programma “Non è l’Arena”. Nonostante ciò, sono state avanzate ipotesi riguardo agli ospiti del programma e alla possibile indagine sui rapporti tra Baiardo e i fratelli Graviano in relazione alla chiusura di “Non è l’Arena”.”
Ci sono state anche altre possibili spiegazioni per la chiusura del programma, tra cui l’insoddisfazione degli inserzionisti per lo share, i costi della trasmissione e la trattativa in corso con la Rai. Secondo il Fatto Quotidiano, il conduttore Massimo Giletti avrebbe voluto lavorare su trasmissioni riguardanti il ruolo di Marcello Dell’Utri, storico dirigente di Berlusconi e condannato per associazione mafiosa. Tuttavia, questa ipotesi non ha ancora trovato riscontri concreti.
La chiusura del programma ha suscitato reazioni contrastanti. Giletti ha dichiarato la sua preoccupazione per le 35 persone che lavoravano con lui e si sono ritrovate senza lavoro. L’editore Cairo ha risposto alle domande dei giornalisti smentendo le voci riguardo alle perquisizioni e alle indagini sul programma, ma senza spiegare il motivo della sospensione. Alcune fonti, tuttavia, sostengono che la decisione di sospendere la trasmissione potrebbe essere stata motivata dalla trattativa con la Rai e dalla possibilità di liberare spazio per Giletti nel palinsesto della tv pubblica.
In definitiva, la vicenda della chiusura di “Non è l’arena” sembra essere legata a una serie di fattori e ipotesi ancora non del tutto chiare. Certo è che la vicenda ha sollevato nuovamente l’attenzione sulla presenza della mafia nella televisione italiana e sulla necessità di maggiore trasparenza riguardo ai rapporti tra giornalisti e personaggi controversi.
Il mio sostegno a Massimo Giletti e ai colleghi giornalisti de La7
Sono profondamente dispiaciuto per la chiusura del programma “Non è l’arena” e per tutti i colleghi giornalisti che si sono ritrovati improvvisamente senza lavoro. È sempre un momento difficile quando una trasmissione televisiva di successo viene chiusa, soprattutto quando si tratta di un programma di approfondimento che ha saputo conquistare il pubblico.
In particolare, voglio esprimere la mia stima per Massimo Giletti, il quale ha dimostrato di essere un giornalista capace e di grande professionalità. Ho avuto il piacere di averlo come ospite in diverse occasioni sia sulla Calabria Magnifica che sulla Radio Catanzaro Centro e ho apprezzato molto la sua competenza e la sua passione per il lavoro giornalistico.
In un momento di incertezza come questo, credo sia importante sottolineare la nostra solidarietà a La7 e a tutto il suo staff, e speriamo che si possa fare chiarezza sui motivi della chiusura del programma e trovare una soluzione soddisfacente per tutti.