Una critica severa ai politici italiani di ieri e di oggi nella gestione della politica estera, della crisi energetica e dell’aumento dei combustibili
L’EDITORIALE – La recente impennata dei prezzi dei combustibili ha lasciato gli italiani alle prese con portafogli sempre più leggeri, mentre una serie di decisioni di politica estera discutibili e situazioni instabili alimentano la spirale di costi sempre crescenti. La pandemia da Covid-19 iniziale e il successivo conflitto tra Ucraina e Russia, che dovrebbero essere gestiti con la massima serietà, sembrano essere stati strumentalizzati come comodi capri espiatori per giustificare l’incremento dei costi e le speculazioni sfrenate. LEGGI ANCHE: Italia in ansia per il caro benzina. Quanto durerà questa crisi?
Mentre alcuni fortunati possono permettersi di optare per mezzi di trasporto alternativi, come la bicicletta, altri si trovano in città come Catanzaro, con difficili salite e discese che rendono quest’opzione impraticabile. La disparità nelle possibilità di adattarsi a questa situazione evidenzia le lacune nella considerazione delle reali esigenze della popolazione da parte dei decisori politici.
Gli agricoltori, solidamente uniti per affrontare le sfide, rappresentano un esempio di mobilitazione spesso ignorato dall’opinione pubblica italiana, che mostra un totale disinteresse nei confronti di questa problematica. Forse è giunto il momento di trarre ispirazione da coloro che si sono attivamente impegnati nella ricerca di soluzioni concrete, anziché restare passivi di fronte a una questione che coinvolge l’intera collettività. In contrasto, il calcio emerge come la vera priorità degli italiani. Si compiono sforzi straordinari per sostenere la propria squadra del cuore. Risulta alquanto triste constatare che, a volte, l’attenzione pubblica sembra essere più focalizzata sugli eventi sportivi che sulle difficoltà quotidiane.
Il paradosso emergente è che, mentre si inviano aiuti all’Ucraina, la stessa solidarietà sembra mancare nel nostro Paese. La proposta di uno sciopero serio potrebbe essere una risposta al disinteresse dei politici nei confronti delle reali necessità della popolazione.
La critica si estende anche alla gestione delle emergenze interne. Mentre si inviano fondi all’Ucraina, non possiamo ignorare il fatto che i nostri terremotati sono stati abbandonati. Questo solleva interrogativi sulla priorità data alle esigenze interne rispetto a quelle esterne.
La durata di questa crisi sembra essere direttamente proporzionale all’invio di fondi all’Ucraina, suggerendo che forse questa situazione è voluta e non una fatalità inevitabile. È giunto il momento di alzare la voce, esigere trasparenza e responsabilità da parte dei nostri governanti, e lavorare verso soluzioni che promuovano un’economia equa e sostenibile per tutti i cittadini.